Ecco perché Elon Musk si ritira dalla politica: tutti i (veri) motivi

Pesante il bilancio economico dell'avventura politica del ceo di Tesla che adesso annuncia di voler tornare ad occuparsi delle sue aziende

Ecco perché Elon Musk si ritira dalla politica: tutti i (veri) motivi
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Il ritiro di Elon Musk dal mondo della politica americana è ormai cosa certa. O, almeno, così sembra. Nei giorni scorsi, intervenendo in video al Qatar Economic Forum, il patron di Tesla e Starlink ha dichiarato che da questo momento in poi ridurrà il suo contributo in donazioni politiche. Una sortita accompagnata da una precisazione che lascia sperare una parte del partito repubblicano in vista delle elezioni di midterm del 2026: “se vedrò una ragione in futuro” per contribuire politicamente lo farò ma “al momento non ne vedo alcun motivo”.

Musk è tornato sull’argomento in un post pubblicato ieri su X nel quale ha scritto che deve concentrarsi “moltissimo su X/xAi e Tesla (oltre al lancio della Starship la prossima settimana) perché abbiamo tecnologie critiche in fase di sviluppo”. Il capo del Doge ha affermato che è tornato il momento di spendere la totalità del suo tempo al lavoro e di dormire “in sala conferenze/server/azienda”, ammettendo, a proposito di una serie di malfunzionamenti del social network di sua proprietà, cheimportanti miglioramenti operativi sono necessari.

I primi segnali di un ripensamento politico erano già emersi in occasione di una riunione di Tesla ad aprile nel corso della quale Musk aveva anticipato che avrebbe dedicato ”uno o due giorni a settimana a questioni governative finché il presidente vorrà e finché sarà utile ma a partire dal mese prossimo dedicherò molto più tempo a Tesla, ora che il lavoro principale per istituire il dipartimento per l’Efficienza governativa è stato completato”.

La parabola da attivista Maga dell’imprenditore sudafricano, che questa settimana ha partecipato al teso vertice nello Studio Ovale tra Donald Trump e il leader del Sud Africa Cyril Ramaphosa, è cominciata circa un anno fa quando, in piena campagna elettorale per le presidenziali, Musk ha riunito strateghi e confidenti repubblicani nella sua abitazione ad Austin in Texas. Obiettivo dell’incontro: comunicare la sua disponibilità a fare "qualsiasi cosa" e a pagare "qualsiasi cifra" per sollevare “un’onda rossa” in tutto il Paese in grado di riportare Trump alla Casa Bianca. Per il Ceo di Tesla, la vittoria del tycoon era ritenuta infatti essenziale per il futuro degli Stati Uniti. E su questo non sembra comunque aver cambiato idea.

I commentatori Usa cercano in queste ore di ricostruire i motivi del dietrofront del miliardario. Come confidano al Washington Post un paio di fonti vicine al capo del Doge, l’"ossessione politica" di Musk “si è trasformata in disincanto” a causa dei costi personali e le difficoltà nel produrre risultati. Il proprietario di X sarebbe anche “profondamente” preoccupato per la sicurezza personale sua e della sua famiglia non avendo previsto le reazioni negative contro di lui e le sue aziende, spesso sfociate in attacchi violenti contro gli stabilimenti delle auto elettriche, e un forte calo di popolarità personale. In contemporanea a queste considerazioni, Musk sarebbe inoltre tornato ad interessarsi alle sue due attività principali - Tesla e SpaceX – e al sogno di portare l’uomo su Marte.

Pesante, in effetti, è stato il costo economico pagato dalle aziende dell’imprenditore sudafricano che, in qualità di responsabile del Doge, ha visto crescere le contestazioni nei suoi confronti sin dal lancio della sua campagna di tagli nel settore federale. Conto salato in particolare per Tesla che lo scorso mese ha riportato un calo dell’utile netto del 71%, del 9% dei ricavi e del 20% del fatturato dell'auto.

Numeri che avrebbero convinto una volta di più Musk, che di recente ha incassato una sconfitta del “suo” candidato alla Corte Suprema del Wisconsin, a tornare a guardare altrove, o allo spazio in direzione di Marte. E adesso c'è da giurare che per il miliardario visionario il Pianeta Rosso potrebbe apparire ben più vicino di quanto non lo sia Washington.

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