
«Andiamo a celebrare un grande uomo. Sarà un giorno difficile». Donald Trump sembra provato. Parla poco prima di imbarcarsi per raggiungere Glendale, Arizona, dove ieri si sono celebrati i funerali di Charlie Kirk, l'attivista di estrema destra ucciso il 10 settembre scorso allo Utah Valley University.
Trump ha parlato per ultimo alla celebrazione, ma già ieri mattina aveva raccontato le emozioni di un giorno che ha raccolto l'intero mondo MAGA sotto l'ombrello di un unico dolore. Prima di arrivare a Glendale, Trump ha raccontato quello che avrebbe detto nel corso della celebrazione: «Parlerò delle grandi cose che ha fatto Kirk, della sua grande influenza». E a chi gli chiedeva come si sarebbe comportato con Erika Kirk, la vedova dell'attivista ucciso, e con la sua famiglia, ha risposto così: «Darò tutto il mio amore. Non c'è molto che posso dire». Poi il presidente statunitense ha ricordato: «I giovani lo rispettavano. Dieci anni fa i college sarebbero stati un posto pericoloso per i conservatori, ora non lo sono». Poi alla Fox ecco una stoccata ai 58 democratici che alla Camera hanno votato contro la risoluzione per onorare Charlie Kirk: «È terribile, è gente squilibrata e malata».
Altri esponenti di spicco nel mondo alt-right hanno voluto ricordare Kirk. Lo ha fatto il vice di Trump, JD Vance: «La settimana scorsa abbiamo riportato a casa per l'ultima volta il mio caro amico Charlie Kirk. Oggi (ieri, ndr) torniamo in Arizona per ricordare Charlie e onorare il suo sacrificio. Che possa riposare in pace eterna e che Dio vegli su Erika e sui loro splendidi figli». Come Vance ha raccontato, l'attivista assassinato ha avuto un ruolo fondamentale nel convincere Donald Trump a scegliere l'autore di Elegia Americana come suo numero due. E al funerale è comparso anche Elon Musk, che della squadra di Trump ha fatto parte nei mesi nel corso della campagna elettorale e nei primi mesi dell'amministrazione, prima che i rapporti con il presidenti si raffreddassero: il miliardario ha scritto su X di sentirsi «onorato» di presenziare ai funerali dell'attivista conservatore. «Tutti per Charlie», ha aggiunto. Poi, una volta arrivato allo State Farme Stadium ha detto esaltato: «Tutti i posti di questo stadio che non sono bloccati dalla sicurezza sono pieni». Ha risposto presente anche Steve Bannon, che dallo stadio ha condotto la sua trasmissione «WarRoom».
Poi nel corso della cerimonia hanno parlato in tanti. Il segretario di Stato Marco Rubio ha parlato di «omicidio politico» e ha ricordato che «la voce di Charlie Kirk ha ispirato un movimento» e sollevato una «rinascita» parlando nei college, dove agli studenti è insegnato che il «matrimonio opprime, che i figli sono un peso, che l'America è una fonte di male non di bene nel mondo». Secondo Rubio Kirk «voleva confrontarsi con coloro con cui non era d'accordo, e farlo in modo onesto, pacifico e rispettoso». E Tulsi Gabbard, la direttrice della National Intelligence: «Ha vissuto la sua vita da guerriero per la verità e la libertà. La libertà di parola è alla base della nostra democrazia e dobbiamo proteggerla a ogni costo. Charlie voleva che tutti sapessimo la verità, perché la verità ci rende liberi. Era armato con la verità e la ragione».
Il portavoce di «Turning Point», l'associazione fondata dallo stesso Kirk, ha definito Charlie Kirk «un profeta. Non del tipo che predice il futuro, ma del tipo biblico.
Ha affrontato il male, proclamato la verità e ci ha chiamati a pentirci e a salvarci». Molto ispirato il discorso della deputata repubblicana Anna Paulina, che ha paragonato Kirk a John Fitzgerald Kennedy e Martin Luther King. «Il suo nome rimarrà inciso nella storia accanto ai loro».