Trump fa un passo indietro sui dazi

Aboliti per decreto i balzelli su caffè, tè e frutta esotica. Preoccupa l'inflazione Usa

 Trump fa un passo indietro sui dazi
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Inflation first e dazi più leggeri sui prodotti agricoli. Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, fa un mezzo dietrofront sulle decisioni doganali prese e con un nuovo decreto ha abolito i balzelli (tra il 10 e il 50%) su prodotti come caffè, tè e frutta esotica che gli Usa non possono coltivare o hanno in quantità limitate. L'obiettivo è quello di arginare l'inflazione che sta colpendo gli americani.

«Ho determinato che alcuni prodotti agricoli non dovrebbero essere soggetti a dazi doganali reciproci» messi in atto ad aprile, spiega il presidente degli Stati Uniti nel decreto. Nell'elenco figurano prodotti che gli Stati Uniti non possono coltivare, o in quantità troppo basse rispetto al fabbisogno, come il caffè, il tè, succhi di frutta; cacao e spezie; banane, arance e pomodori; manzo; fertilizzanti aggiuntivi le banane e altri frutti esotici, oppure i pinoli. Tuttavia, l'ordine non esenta completamente i prodotti in questione. Ad esempio, i pomodori provenienti dal Messico, uno dei principali fornitori degli Stati Uniti, continueranno ad essere soggetti a un dazio del 17%.

«Accogliamo con favore questa notizia, che rappresenta un'iniezione positiva e un'opportunità di rafforzamento in un mercato di primo piano a livello globale», ha commentato Cristina Scocchia, ad di illycaffè. «È un segnale di distensione che incoraggia gli investimenti e crea nuove opportunità di crescita, migliorando la marginalità e accelerando le opportunità di sviluppo negli Stati Uniti. Per quanto ci riguarda confermiamo la nostra volontà di valutare una produzione dedicata in loco, perché il mercato americano è per noi strategico e merita strutture e operatività specifiche».

In aprile, il presidente degli Stati Uniti ha istituito dazi doganali reciproci di almeno il 10% sulla maggior parte dei prodotti che entrano negli Stati Uniti nel nome della riduzione del deficit commerciale del paese e del sostegno alla produzione locale. Queste tasse coprivano anche i prodotti che non potevano essere coltivati sul suolo americano. Dopo una battuta d'arresto alle elezioni locali, la maggioranza repubblicana ha ridato però priorità alla riduzione del costo della vita. Non a caso, la Casa Bianca ha voluto sottolineare questa settimana le misure adottate per abbassare i prezzi dei prodotti di prima necessità come la benzina e le uova, nonché l'annuncio di un accordo volto a ridurre

i prezzi di alcuni farmaci dimagranti.

Sempre di ieri la notizia secondo cui gli Usa ridurranno inoltre l'imposizione doganale su alcuni prodotti tessili e di abbigliamento provenienti da El Salvador e Guatemala nell'ambito dell'accordo di libero scambio tra Repubblica Dominicana e America Centrale, un patto regionale tra gli Stati Uniti, la Repubblica Dominicana e cinque Paesi dell'America Centrale che riduce o elimina i dazi sui beni scambiati, stabilisce regole comuni sugli investimenti e sulla proprietà intellettuale e mira a rendere le catene di approvvigionamento regionali più integrate e competitive.

E mentre Trump prende la misure sui dazi, sulle tariffe aleggia l'ombra della Corte Suprema, chiamata a esprimersi sulla loro legalità. I saggi sono apparsi scettici sulla tesi della Casa Bianca e sulla necessità di imporle perché gli Stati Uniti sono di fronte a un'emergenza.

Se la Corte Suprema dovesse bocciare i dazi per l'amministrazione Trump sarebbe un duro colpo politico perché ne minerebbe la credibilità all'estero, e anche economico vista la possibilità che la Casa Bianca debba restituire - secondo l'ultima stima di Trump - fino a «3.000 miliardi di dollari».

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