Politica estera

Portaerei in movimento e il piano contro gli Houthi: così si infiamma il Mar Rosso

Gli Stati Uniti annunciano il ritiro dal Mediterraneo orientale della portaerei Gerald R. Ford ma inviano altre unità navali. Anche Teheran invia un cacciatorpediniere nella regione

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Grandi manovre navali in corso in Medio Oriente. L’esclusiva è dell’Abc news che ha rivelato per prima il ritiro dall’area del Mediterraneo orientale della portaerei USS Gerald R. Ford entro “i prossimi giorni”. A poche ore di distanza l’agenzia iraniana Tasnim ha invece annunciato l’invio da parte di Teheran del cacciatorpediniere Alborz nel Mar Rosso. Le mosse parallele delle due potenze nemiche e la minaccia degli Houthi al traffico commerciale mostrano quanto, a quasi tre mesi dagli attacchi di Hamas ad Israele, la situazione nella regione rimanga ancora estremamente volatile.

Era stato il segretario alla Difesa Usa Lloyd Austin a decidere ad ottobre il dispiegamento, insieme ad altre cinque unità da guerra, della Ford, la portaerei più nuova e più grande della Marina americana. Obiettivo scongiurare un’escalation della crisi con l’ingresso dell’Iran e di Hezbollah, il suo alleato in Libano, in un conflitto diretto contro lo Stato ebraico già impegnato nell’operazione di terra lanciata contro gli islamisti nella Striscia di Gaza.

Le fonti anonime che hanno confermato all’Abc news il rientro a Norfolk in Virginia della Ford hanno comunque sottolineato come, nonostante quanto stabilito dal Pentagono, “gli Stati Uniti manterranno nella regione una capacità e flessibilità militare notevoli, incluso il dispiegamento aggiuntivo di incrociatori e cacciatorpediniere”. A sostituire la Ford ci saranno infatti le unità anfibie d’assalto Uss Bataan, Uss Mesa Verde e Uss Carter Hall. Inoltre nel golfo di Aden vicino allo Yemen, rimarrà una seconda portaerei, la USS Dwight Eisenhower, per contrastare le iniziative degli Houthi che nelle ultime settimane hanno costretto gran parte delle compagnie marittime a deviare il traffico da e per il Canale di Suez.

Nella giornata di domenica proprio dalla Einsehower e dalla Uss Gravely sarebbero decollati gli elicotteri che, allertati da una richiesta di soccorso partita dalla portacontainer Maersk Hangzhou, avrebbero ingaggiato una battaglia con gli Houthi affondando tre delle loro quattro imbarcazioni. Secondo il New York Times ed il Times di Londra la risposta aggressiva degli Usa al crescente numero di attacchi compiuti dai miliziani yemeniti, oltre una ventina, potrebbe essere il segnale precursore di un piano più ampio mirato a colpire le basi missilistiche e di droni nello Yemen.

Se sin qui la Casa Bianca non ha ancora dato il via libera a misure più dure è anche per non favorire il più grande alleato degli Houthi, l’Iran, e per non porre fine alla fragile tregua tra l’Arabia Saudita e lo Yemen. Eppure, Teheran, che ieri ha ricevuto il portavoce e capo negoziatore del gruppo ribelle Mohammad Abdulsalam, ha risposto alle manovre militari americane con la stessa moneta inviando il cacciatorpediniere Alborz nel Mar Rosso. Nelle scorse ore la nave ha attraversato lo stetto di Bab-el-Mandeb ed è entrata nel tratto di mare dove sono state segnalate le attività degli Houthi contro le imbarcazioni commerciali.

Adesso la possibilità che le unità militari americane e quelle del regime degli ayatollah si scontrino aumenta a dismisura.

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