Politica estera

"Il velo è fondamento di civiltà". Il pugno duro dell'Iran sulle donne

Una nota del ministero dell'Interno di Teheran fuga ogni dubbio: "La norma sull'hijab è una delle più importanti del nostro ordinamento"

"Il velo è fondamento di civiltà". Il pugno duro dell'Iran sulle donne
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Nessun passo indietro e nessuna revisione di una delle norme più contestate dai giovani iraniani in piazza da mesi. L'hijab, il tradizionale copricapo islamico che le donne devono indossare in pubblico, è destinato a rimanere obbligatorio. A dirlo a chiare lettere è stato uno dei portavoce del ministero dell'Interno dell'Iran. Una precisazione forse dovuta alle pressioni volte ad abrogare quella norma. Le autorità della Repubblica Islamica però hanno lasciato intendere di voler tirare dritto: il velo dovrà continuare a essere indossato.

La nota del ministero dell'Interno

Tra i più importanti fraintendimenti forse sono da annoverare le parole, pronunciate alcuni mesi fa, dalla stessa guida suprema Khamenei. L'ayatollah, nel pieno delle proteste contro la teocrazia iraniana, ha dichiarato la possibilità delle autorità ad essere meno rigide nell'applicazione della norma sull'hijab.

Parole che in un primo momento sono state interpretate come un'apertura all'abrogazione della legge. Anche perché in quelle stesse ore, il governo di Teheran ha sciolto la polizia morale. In realtà, Khamenei in quel modo ha provato unicamente a placare gli animi della piazza. Le manifestazioni in Iran infatti, sono scattate nel settembre scorso dopo la morte della ragazza Mahsa Amini. La sua colpa è stata quella di non aver indossato correttamente il velo e così la giovane si è ritrovata all'interno di una caserma della polizia, lì dove è morta in circostanze ancora non chiarite.

La guida suprema ha quindi spiegato che casi del genere, dove le autorità applicano punizioni soltanto per un mancato corretto uso dell'hijab, non avverranno più. Senza però aprire realmente alla fine dell'obbligatorietà del velo per le donne. Anzi, per l'appunto, nelle scorse ore il ministero dell'Interno ha fugato ogni dubbio.

"L'hijab obbligatorio per le donne - si legge in una nota del dicastero - è uno dei fondamenti della civiltà della nazione iraniana ed è uno dei principi pratici della Repubblica islamica". Dunque, nessun dietrofront. "Non c'è stato e non ci sarà alcun ritiro o tolleranza nei principi e nelle regole religiose e nei valori tradizionali - prosegue la nota, ripresa da Iran International - l'hijab e la castità dovrebbero essere tutelate per rafforzare le fondamenta della famiglia".

Le proteste nel Paese

Nel frattempo le manifestazioni non sono del tutto scomparse. Anche se grandi adunate di piazza non ne vengono registrate da settimane, sui social le varie organizzazioni che hanno dato vita alla protesta promettono ancora battaglia. L'obiettivo è, in primo luogo, far cadere tutte le principali norme contestate. A partire per l'appunto dall'obbligatorietà dell'hijab. Ma alcuni gruppo sono oramai in aperta contrapposizione alla Repubblica Islamica e non è difficile scorgere slogan contro la teocrazia.

Le autorità iraniane tra la fine del 2022 e l'inizio dell'anno nuovo, hanno giustiziato diversi manifestanti dopo processi molto breve e criticati da alcuni settori della stessa governance di Teheran. E il pugno duro continua a essere applicato. Diverse associazioni hanno denunciato nei giorni scorsi la chiusura di negozi o attività per via del mancato rispetto di alcune norme morali. Segno di come il braccio di ferro tra autorità e manifestanti è destinato ad andare avanti a lungo.

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