Politica estera

Partono i ricorsi: è già guerra sulle elezioni americane

I Repubblicani contestano la pratica del voto per posta via ricorsi in tre Stati Usa. Ma anche i loro elettori vi ricorrono sempre di più

Partono i ricorsi: è già guerra sulle elezioni americane

Torna il braccio di ferro sul voto per posta negli Usa. Ancora prima del fischio di inizio dell'Election Day per le elezioni di Midterm, ben 32 milioni di americani hanno già votato, secondo quanto riferisce il New York Times, e in diverse aree del Paese chi teme che questo possa creare problemi ai risultati sono gli esponenti del Partito Repubblicano più vicini a Donald Trump, memori della querelle elettorale degli Stati della Rust Belt del 2020. Gli avvocati di svariati candidati repubblicani sono già al lavoro per cercare di fare annullare il maggior numero di voti per posta. I big del Grand Old Party, seguendo la linea di Donald Trump, esortano la propria base ad andare a votare domani di persona.

Nel frattempo la Corte Suprema della Pennsylvania, Stato chiave per la corsa al Senato, ha accolto la richiesta del Comitato Nazionale Repubblicano tesa ad annullare tutti i voti per posta che non abbiano una data sulla busta, anche se consegnata prima dell'election day. In Winsconsin il Grand Old Party ha vinto un ricorso volto a chiedere l'annullamento di tutti i voti per posta non confermabili attraverso l'apposizione di un documento di identità. Una partita del genere è aperta anche in Michigan, dove la candidata repubblicana Kristina Karamo ha fatto ricorso contro i funzionari elettorali democratici di Detroit.

I tre Stati del Midwest sono tra gli epicentri della rimonta elettorale democratica avvenuta alle elezioni del 2020, quando Donald Trump si svegliò nel post-Election Day in vantaggio nella Rust Belt salvo venire poi sorpassato mano a mano che a favore di Joe Biden arrivavano i voti per posta. Da questo è nato il mito dell'elezione "rubata" che anima la narrazione trumpiana.

Molti più americani ora come ora votano per posta rispetto al passato, e le tendenze lasciavano presagire che i repubblicani avrebbero evitato il voto per posta e votato di persona. Tuttavia, il New York Times ricorda che in questa fase "i repubblicani stanno andando in gran parte meglio in tutto il paese, con i totali dei voti anticipati che superano i livelli del 2020 negli Stati al centro del campo di battaglia come Nevada e Florida, nonché negli Stati foremente democratici come la California". Circa il 23% dei repubblicani ha votato presto in Florida, rispetto a circa il 21% dei democratici, secondo i dati del Dr. McDonald's United States Election Project. In molti voti del passato, i democratici nello stato entravano nel giorno delle elezioni con un vantaggio significativo. Ma comunque "negli stati con importanti corse per il Senato e il governatore, come la Pennsylvania e l'Arizona, anche il conteggio dei voti anticipati dei democratici è circa allo stesso livello o superiore a quello di due anni fa". Il sistema di registrazione degli elettori come appartenenti a un partito aiuta a fare queste statistiche.

In Stati in bilico come la Georgia che non elencano la registrazione del partito nei loro dati di voto anticipato, è più difficile discernere quale parte ha un vantaggio. L'affluenza alle urne in Georgia è in aumento, rispecchiando il ritmo record delle elezioni precedenti di quest'anno. Secondo i dati di giovedì scorso, più di 2,1 milioni di georgiani avevano votato anticipatamente, più degli 1,8 milioni di persone che avevano complessivamente scelto questa forma di voto nel 2018 alle Midterm dell'era Trump. Insomma, non necessariamente i ricorsi dei Repubblicani potrebbero, se accolti, produrre un vantaggio significativo. Il voto per posta è ormai accettato come schema nella democrazia a stelle e strisce.

Aggiungendo imprevedibilità in un sistema già polarizzato.

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