Politica internazionale

Le barricate dei Cinque stelle sul fondo munizioni dell'Ue

La svolta: 500 milioni per la difesa degli Stati (e di Kiev). Sinistra e Conte: "Non toccate i soldi del Pnrr"

Le barricate dei Cinque stelle sul fondo munizioni dell'Ue

Prima gli insulti di Carlo Rovelli al ministro della Difesa Guido Crosetto, dal Concertone del 1° maggio. Poi i pappagalli sui social, a dare la stura alla linea anti-Nato, anti-Occidente e pacifista (che però non condanna l`invasione russa) espressa (e parzialmente ritrattata) dallo scienziato. Si poteva pensare: anche basta. Invece no. Nonostante ieri sia stata la Commissione europea con una decisione senza precedenti, a ricordare a tutti, compresi gli ancora storditi dal lungo Ponte, da che parte è schierata l`Italia nelle alleanze internazionali, la gauche nostrana ha deciso di recuperare il tempo perduto e riprendersi la scena rubata dal fisico gaffeur.

Dopo l`annuncio di Bruxelles sulla possibilità di usare anche i fondi di coesione e del Pnrr per aumentare la produzione di armi in Ue, le opposizioni non hanno perso occasione per mandare in tilt il pallottoliere delle agenzie di stampa (e una linea che a sinistra si fa sempre più confusa sul sostegno politico e militare a Kiev). «Non permetteremo che i 209 miliardi del Pnrr possano essere usati per armi e munizioni anziché per asili nido, sanità e ambiente - tuona sui social il leader Cinque Stelle, Giuseppe Conte - Quei fondi servono a far rialzare l`Italia non a far la guerra, mi auguro che il Governo Meloni non si spinga a tanto».

All`ex premier non va giù che tra le novità annunciate da Bruxelles ci sia una svolta sul Mercato unico, anticipata dal Commissario Thierry Breton: «Oltre al bilancio diretto, stiamo liberando finanziamenti dai fondi di coesione e dai fondi del Pnrr per quegli Stati membri che desiderino co-finanziare la loro industria della Difesa». L`Act in Support of Ammunition Production (Asap) prevede infatti che 500 milioni di euro derivanti dal bilancio Ue siano versati alle industrie dei Paesi Ue per incrementare la fabbricazione di armamenti. Ai singoli Stati sarà cioè permesso di reindirizzare sia i fondi di coesione, sia i fondi del Pnrr, per la Difesa; per incrementare gli sforzi pro-Kiev (e rimpolpare le scorte dell`Ue). Il già avvocato del popolo alza le barricate, e i pentastellati di ogni ordine e grado megafonano il messaggio: «Da Breton parole di ribrezzo, No assoluto a uso dei fondi per armi - insiste l`onorevole Vittoria Baldino - ipotesi inaccettabile».

Si aggiunge Chiara Appendino: «Sarebbe oltre l`assurdo». Chiosa il capogruppo in commissione Esteri e Difesa del Senato Raffele De Rosa che bolla come «immorale» e «a vantaggio delle lobby» l`idea di una «pericolosa corsa al riarmo» (a cui, per inciso, l`Italia si è impegnata nell`ottica del raggiungimento del target Nato del 2% del Pil, e Conte stesso nel 2018-2019). Levata di scudi pure dall`Alleanza Verdi-Sinistra. «Avevo capito che il Pnrr fosse il piano per risollevare i Paesi dal disastro della pandemia, per una rinascita fatta di nuove tecnologie ecocompatibili, di scuola e formazione, di un moderno ed umano sistema di welfare - dice il segretario di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni - Ora scopro che serve a ingrassare le industrie belliche del Continente, a portare distruzioni e morte».

Peccato sia semplicemente utile, la finestra Ue: visto che i soldi che non si trovano sugli alberi e che l`Italia si è impegnata al traguardo del 2% del Pil in Difesa provando ad anticiparlo al 2026. Roma già rischia di presentarsi alla prossima riunione dell`Alleanza a Vilnius, a luglio, come «il pierino della Nato» (Crosetto dixit). E con un`Ucraina che «sta resistendo eroicamente al brutale invasore russo», come ricordato ieri dalla N.1 della Commissione Ursula Von der Leyen, e la promessa Ue di sostenere Kiev «per tutto il tempo necessario» (stessa linea peraltro espressa dal Quirinale), il coro sinistra-M5s fa perdere solo credibilità; e offre il fianco a Putin. Breton è «fiducioso che entro 12 mesi l`Ue sarà in grado di aumentare la produzione a 1 milione di munizioni all`anno». Non una bizzarria post 1° maggio. Il provvedimento rientra nel piano varato dal Consiglio europeo il 20 marzo.

Ora, spiega Breton, «vogliamo sostenere direttamente il potenziamento della nostra industria della Difesa, per l`Ucraina e per la nostra sicurezza».

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