Politica internazionale

"Pull factor". Pure Frontex inchioda le Ong: cosa succede con le navi

L'agenzia europea per il controllo delle frontiere, in un documento rilanciato da AdnKronos, ha indicato nella presenza di navi Ong un fattore determinante per l'aumento degli sbarchi

"Pull factor". Pure Frontex inchioda le Ong: cosa succede con le navi

Frontex, in un rapporto reso noto nelle scorse ore su AdnKronos, ha indicato nelle navi Ong un “pull factor” per le partenze di migranti dalla Libia. Ossia, un fattore di attrazione in grado di attirare nel Mediterraneo quanti più barconi possibili.

Il rapporto oggi potrebbe avere riflessi politici molto importanti. Dopo l'insediamento a Roma del governo Meloni, si è riacceso il braccio di ferro tra l'esecutivo italiano e il mondo delle Ong. Tra gli obiettivi principali infatti del nuovo ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, c'è il controllo delle attività delle navi Ong e la verifica del rispetto del diritto internazionale. Circostanza che ha portato nei giorni scorsi alla non assegnazione di un porto sicuro ad almeno quattro mezzi di altrettante Ong.

Il rapporto di Frontex

Frontex è l'agenzia europea per il controllo dei confini. La sua attività consiste soprattutto nel monitorare quanto accade lungo le frontiere esterne dell'Ue. Ma anche nel dare manforte agli Stati membri circa il pattugliamento delle aree più critiche. Tanto è vero che negli anni ha schierato sul campo uomini e mezzi nelle aree di confine.

In un rapporto riservato del 2021, Frontex ha dedicato una parte del discorso alle dinamiche relative alla rotta libica. Quella cioè più utilizzata dagli scafisti per portare i migranti dal nord Africa all'Italia.

Così come sottolineato da AdnKronos, nel rapporto si è fatto esplicito riferimento al cosiddetto “pull factor”. Un elemento di cui si è sempre dibattuto. Secondo le Ong è semplicemente inesistente. E dunque la presenza in mare delle loro navi non è in grado di spingere i migranti verso il mare e verso l'Italia. Per altri invece sarebbero proprio le navi umanitarie ad avere un ruolo determinante per l'aumento degli sbarchi.

Anche se, stando ai dati del Viminale, solo il 16% degli approdi dipende dalle Ong, tuttavia la presenza in mare delle navi costituirebbe un fattore decisivo per salpare dalla Libia. Tra le due distinte visioni, la differenza è ovviamente profonda.

Frontex nel suo rapporto, il quale abbraccia il periodo che va dal primo gennaio al 21 maggio 2021, ha preso una netta posizione. “La presenza delle navi delle Ong – si legge – soprattutto in navigazione tra Zuara e Zawiya, continua a essere un ulteriore fattore di attrazione”.

A sostegno di questa tesi, nel rapporto si è fatto riferimento ad alcune interviste rilasciate da migranti partiti dalla Tripolitania. “I migranti che arrivano dalla Libia – si legge infatti ancora nel documento – dichiarano costantemente di aver verificato, prima della partenza, la presenza delle Ong nell'area, spiegando che in assenza delle navi delle Ong nel Mediterraneo, molti rifiutano di partire”. In poche parole, la presenza di navi umanitarie fungerebbe da garanzia per chi si appresta a salpare verso l'Italia.

Lo scontro tra Frontex e il mondo delle Ong

Non è quindi un caso se da almeno due anni è in corso un duro braccio di ferro tra l'agenzia europea e le Ong. Queste ultime hanno spesso delegittimato l'operato di Frontex. La questione è diventata politica nel dicembre 2020, quando al parlamento europeo Verdi e Socialisti hanno chiesto la testa dell'allora segretario dell'agenzia, il francese Maurice Leggeri.

Motivo del contendere erano i presunti respingimenti illegali operati da Frontex in Grecia nel marzo di quell'anno. Il braccio di ferro nello scorso mese di aprile ha portato alle dimissioni di Leggeri, mentre il 18 ottobre scorso l'europarlamento ha bocciato il bilancio dell'agenzia. Obiettivo solo parzialmente dichiarato, da parte del mondo vicino alle Ong, è arrivare alla chiusura o a un ulteriore ridimensionamento dell'operato di Frontex.

Dopo il rapporto reso noto da AdnKronos, è prevedibile aspettarsi una nuova levata di scudi contro l'agenzia.

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