
Il centrodestra europeo si spacca sul voto per la revoca dell'immunità a Ilaria Salis in Commissione Affari Legali al parlamento europeo. Con un solo voto di scarto (13 a 12) è stata confermata l'immunità all'europarlamentare di Avs con non poche polemiche anche tra i partiti di centrodestra. Nonostante non ci siano tabulati sul voto, è facile ricostruirne l'esito con gli 11 eurodeputati dei socialisti, verdi e liberal che si sono schierati con la Salis e i membri di Patriots ed Ecr che hanno votato per la revoca. Ad essersi spaccato è stato perciò il gruppo dei popolari con due esponenti che si sono espressi con la sinistra nonostante il relatore del testo sulla revoca fosse il popolare spagnolo Adrián Vázquez Lázara. Lo stesso Vázquez Lázara ha affermato che: «Questo voto rappresenta un pericoloso e brutto precedente: sul caso Salis si sta giocando una partita politica ma andando contro le regole che prevedono che l'immunità copra i reati presuntamente compiuti durante il mandato, non prima» aggiungendo «prevedo che l'Ungheria presenterà ricorso alla Corte di giustizia europea».
La posizione del Ppe ha creato forti malumori nella destra europea a cominciare da Lega e Fratelli d'Italia. La rappresentate di Forza Italia nella Commissione Affari Legali Caterina Chinnici non ha partecipato al voto mentre erano presenti gli europarlamentari italiani Mario Mantovani di Fratelli d'Italia e Raffaele Stancanelli della Lega.
Mantovani, vicepresidente della Commissione Juri ed eurodeputato di Fratelli d'Italia-ECR, spiega a Il Giornale che «si tratta di un voto che disonora il Parlamento e non ha nulla a che fare con le normative vigenti che prevedono garanzie di immunità per fatti avvenuti durante il mandato da eurodeputato e non prima».
«C'è poi una grande ipocrisia di fondo - continua Mantovani - per cui l'immunità viene mantenuta a seconda del partito di appartenenza degli europarlamentari, è evidente che siamo di fronte a un voto politico». Il riferimento è alla decisione della Commissione di revocare l'immunità ai due europarlamentari conservatori polacchi Daniel Obajtek e Michal Dworczyk accusati di reati molto meno gravi della Salis.
Sulla stessa falsariga si sono espressi gli europarlamentari Paolo Borchia, capo delegazione della Lega al Parlamento europeo, e Raffaele Stancanelli, componente della commissione Juri per cui «chi picchia, vince. L'inconsistente Salis, eurodeputata per caso, sottratta alla giustizia. Con la benedizione di parte del finto centrodestra europeo». Sul voto della Commissione si è espresso anche il vicepremier Matteo Salvini secondo cui si è fatto passare il messaggio che «chi sbaglia, non paga».
A spiegare il motivo per cui una parte dei popolari ha votato a sostegno della Salis è una fonte qualificata del Parlamento europeo che dichiara a Il Giornale: «C'è stato un accordo tra i popolari e i socialisti per cui, in cambio del voto per non revocare l'immunità a Ilaria Salis, è stato fatto lo stesso nei confronti del leader dell'opposizione ungherese Péter Magyar il cui partito Tisza fa parte proprio del Ppe e dell'eurodeputata socialista Klára Dobrev». In effetti ieri è stata confermata anche l'immunità di Magyar respingendo le richieste a suo carico da parte della giustizia ungherese.
Intanto sul tema è intervenuto anche il leader di Azione Carlo Calenda che ha affermato: «Il problema è Orbán ma è anche candidare una persona che va in giro a spaccare teste. Un poco di silenzio ci starebbe bene».
Non si è fatta attendere la risposta del leader dei Verdi Angelo Bonelli: «Le parole di Carlo Calenda sono ignobili, condanna Ilaria ancor prima di un processo. È il segnale di un uomo che pur di farsi arruolare a destra è disposto a tutto anche calpestare le norme che sono alla base dello stato di diritto. Diffamare no».
Ora la palla passa
all'aula del Parlamento europeo che il 7 ottobre dovrà votare per confermare o meno l'immunità alla Salis e in cui, ancora una volta, sarà decisivo il voto dei 188 parlamentari popolari che potrebbero però spaccarsi di nuovo.