Sembra rallentare il flusso migratorio diretto verso l'Italia. I numeri del 2023 rimangono ancora molto alti ma nel mese di maggio si è verificata una prima inversione di tendenza. Un segnale importante, anche alla luce delle novità emerse in ambito internazionale con i primi raid attuati dalle forze di Tripoli contro le basi degli scafisti in Libia. Sullo sfondo, sul piano politico, rimane però lo spettro di un prolungato braccio di ferro con l'Ue in vista dei possibili futuri accordi in ambito comunitario.
I dati del Viminale
Il ministero dell'Interno ha comunicato la situazione sul fronte migratorio aggiornata al 31 maggio 2023. A livello assoluto, il dato è impietoso: dal primo gennaio a oggi sono arrivati in Italia 50.405 migranti. Nello stesso periodo dello scorso anno, la cifra si era fermata a 19.692. Un aumento nell'ordine di oltre il 50%, in grado di destare ulteriore preoccupazione specialmente perché l'estate incombe e il miglioramento delle condizioni meteo potrebbe dare impulso a un ulteriore incremento delle partenze.
I numeri relativi al mese di maggio però hanno indicato un primo cambiamento del trend. Nel mese appena trascorso, i migranti arrivati sono stati 8.153, a fronte invece dei 14.507 di aprile. Il dato negli ultimi 31 giorni si è quindi quasi dimezzato. Era da tempo che non si assisteva a un calo su base mensile del numero degli approdi. Nei primi quattro mesi del 2023 è stato un costante e continuo crescendo: a gennaio erano infatti arrivati 4.962 migranti, a febbraio 9.465 e a marzo 13.267, con il culmine poi raggiunto nello scorso mese di aprile. L'ultimo dato del Viminale appare in controtendenza anche rispetto al mese di maggio del 2022, quando lungo le nostre coste erano arrivate irregolarmente 8.720 persone.
Colpisce, così come sottolineato da AgenziaNova, il calo di partenze dalla Tunisia: a maggio sono arrivati dalle coste tunisine 1.554 migranti, quando invece da gennaio ad aprile il dato è stato di oltre 24mila migranti. In calo anche gli approdi dalla Libia: nel mese appena trascorso, il Viminale ha registrato 5.825 persone arrivate dalle coste di Tripolitania e Cirenaica.
I segnali internazionali
È ancora presto per valutare i motivi che hanno portato a questa prima piccola ma importante inversione di tendenza. Sono diversi infatti i fattori da valutare, a partire dalle stesse condizioni climatiche: a maggio ha piovuto più che ad aprile e ci sono stati più giorni di vento, dunque le condizioni per viaggiare dalle coste nordafricane erano meno favorevoli.
Impossibile però non mettere in parallelo anche altri elementi, questa volta di natura politica. Proprio nelle ultime settimane, per la prima volta dopo tanto tempo dalla Tunisia sono emerse notizie di arresti tra gli scafisti e di imbarcazioni bloccate a largo dalla locale Guardia Costiera. Inoltre un tribunale tunisino ha condannato a 79 anni un uomo accusato di favoreggiamento del traffico di migranti, una pena esemplare con pochi precedenti nel Paese. Forse qualcosa ha iniziato a muoversi: dopo un'impennata di olte l'800% di partenze verso l'Italia registrata a inizio anno, il governo del presidente Kais Saied ha deciso di correre ai ripari. Specialmente perché Roma ad oggi è rimasta il principale (se non l'unico) sponsor di Tunisi per lo sblocco dei fondi dell'Fmi, da cui dipende la sopravvivenza del bilancio statale tunisino.
Ma la vera novità ha riguardato la situazione in Libia. Qui da alcune settimane le forze fedeli al premier Abul Hamid Ddeibah hanno iniziato a bombardare le basi dei trafficanti. Preso di mira soprattutto il territorio di Zawiya, una delle roccaforti dei clan che organizzano il macabro traffico di esseri umani. I raid sono stati effettuati con l'ausilio dei droni turchi. Mai nell'ultimo decennio gli scafisti sono stati colpiti in modo così diretto. La scelta di Ddeibah ha a che fare con le dispute interne alle forze libiche per il controllo del territorio, ma ha ovviamente conseguenze anche sul fronte migratorio.
Dall'altro lato della Libia, nella Cirenaica controllata dal generale Haftar, si è iniziato invece a respingere i migranti salpati da Bengasi. Anche questa una novità di non poco conto e che potrebbe influire sull'andamento del flusso migratorio nei prossimi mesi.
Il braccio di ferro nell'Ue
Il governo italiano, preso atto delle ultime novità, adesso deve provare a districarsi all'interno delle istituzioni comunitarie. A Bruxelles si lavora da mesi a un nuovo piano sull'immigrazione, con la presidenza di turno svedese dell'Ue che spera di portare il documento all'esame del Consiglio entro giugno.
Ma non mancano le insidie: molti Paesi non vogliono la redistribuzione obbligatoria dei migranti, si sta quindi lavorando a dei compromessi.
Roma preme per fare in fretta: anche in caso di inversione del trend degli sbarchi, l'Italia dovrebbe comunque gestire una situazione molto difficile figlia dei mesi precedenti. E i compromessi al ribasso in questo caso potrebbero non servire.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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