Politica internazionale

I comuni tedeschi che chiedevano immigrati ora non li vogliono più

Il Comune di Dresda, che aveva accettato di accogliere più richiedenti di quelli assegnati, ha fatto un passo indietro e ora ha chiesto al governo di poterne avere meno

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Dopo anni di ideologismo spinto, anche la Germania ha iniziato a fare i conti con la realtà per quanto riguarda i migranti. A partire dal 2022, ben 320 Comuni tedeschi si sono dichiarati "porto sicuro", ossia hanno dato la propria disponibilità ad accogliere più richiedenti asilo rispetto a quelli assegnati nella distribuzione governativa. Ovviamente, come spesso accade quando si tratta di argomenti di questo tipo, non c'è mai stato niente di tangibile, è sempre stato tutto frutto di mera ideologia, che è servita ai partiti della "coalizione semaforo" tedesca a perseguire la sua propaganda pro-immigrazionista. Ma ora, Dresda ha deciso di fare un passo indietro e di uscire dalla rete dei "porti sicuri" tedeschi, attirando a sé le solite lamentele delle Ong e dei partiti del "semaforo".

La città tedesca, capitale della Sassonia, è una delle prime metropoli che ha accettato di entrare nella rete dei "porti sicuri" ma è anche la prima che ha deciso di uscirne, in quanto ci si è resi conto che non è, e non è mai stata, una strada percorribile. La stessa Dresda, in quasi due anni, non solo non ha mai accolto un solo richiedente in più rispetto a quelli assegnati, ma ha addirittura chiesto al governo centrale, almeno temporaneamente, di poter avere una deroga per accoglierne meno. Il motivo risiede negli enormi costi dell'accoglienza, fatta di alloggi e assistenza, che al momento il Comune non è in grado di sopportare. Dalla Germania sembrano capire quali siano le sfide che l'Italia si trova costretta ad affrontare con gli immigrati irregolari e con i richiedenti asilo, la maggior parte dei quali non otterranno mai lo status di rifugiati perché non in possesso dei requisiti.

Entrando nella rete dei porti sicuri, per altro, il Comune di Dresda si era impegnato a stanziare 100mila euro del bilancio pubblico per le iniziative locali legate all'integrazione dei richiedenti asilo e anche a donare regolarmente alla Ong Mission Lifeline, che opera nel Mediterraneo con la nave Rise Above e ha la sua sede operativa proprio nella città sassone. Ma è evidente che Dresda non sia stata in grado di assolvere all'impegno preso, che una volta terminato lo slancio ideologico presenta il conto del pragmatismo. "Le capacità di alloggio per i richiedenti asilo nella nostra città sono esaurite", ha dichiarato già lo scorso anno il leader parlamentare locale del Cdu. La discussione nei giorni scorsi è arrivata in Consiglio, dove è stata abrogata con una stretta, ma sufficiente, maggioranza di 33 voti a favore contro 31 contro.

Hanno votato a favore anche alcuni esponenti dei partiti del "semaforo", tanto che ora dai Verdi e dagli altri partiti di coalizione ci si chiede se sussistano le condizioni per mantenere il gruppo parlamentare.

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