
«La pace è ancora possibile. Sono fiera del contributo al dialogo che ha saputo dare l'Italia, in prima linea nel sostegno umanitario alla popolazione palestinese e al contempo interlocutore credibile per tutti gli attori coinvolti, senza cadere nella trappola della contrapposizione frontale, che pure molti spesso più per interesse che per convinzione, invocavano».
Nei giorni in cui la guerra israelo-palestinese potrebbe essere arrivata a un punto di svolta Giorgia Meloni sceglie di essere presente nella città di san Francesco, il santo della pace. La visita si svolge in occasione della celebrazione della festa del santo patrono d'Italia, a cui prendono parte autorità religiose e istituzionali. Meloni partecipa alla Messa nella Basilica Superiore, accanto al presidente della Cei, Matteo Zuppi, e pronuncia un discorso che tocca con forza il tema della pace, facendo appello alla comunità internazionale e richiamando l'insegnamento «sempre attuale e urgente» del Poverello di Assisi.
«Siamo qui oggi ha detto Meloni per rinnovare un impegno che non può essere solo simbolico: quello della ricerca della pace. Una pace vera, giusta, duratura. Una pace che non può essere frutto dell'equilibrio della forza, ma del coraggio del dialogo».
Il passaggio più significativo del suo intervento arriva quando affronta direttamente la crisi in Medio Oriente e il conflitto a Gaza, definendolo «una ferita aperta nel cuore del Mediterraneo». Dopo aver espresso «vicinanza al popolo israeliano ancora scosso dai tragici attentati» e «preoccupazione profonda per la popolazione civile palestinese, stretta nella morsa del terrore e della guerra», la premier rilancia l'urgenza di una soluzione politica. E invita a investire sul piano di pace di Donald Trump, appoggiato da molti Paesi musulmani, definendolo «un contributo che, pur non privo di limiti, ha avuto il merito di rimettere al centro il confronto e la proposta». Il piano di pace Usa, «grazie alla mediazione di alcuni Paesi arabi, in particolare del Qatar, potrebbe essere accolto da Hamas. Questo - continua Meloni - vorrebbe dire vedere finalmente la fine della sofferenza, una luce di pace squarcia la tenebra della guerra. Abbiamo tutti il dovere di supportare questi sforzi».
Meloni chiarisce che «l'Italia sostiene ogni sforzo multilaterale che vada nella direzione di una convivenza possibile tra due popoli e due Stati», ribadendo il ruolo che il nostro Paese vuole avere come «ponte tra le sponde del Mediterraneo e voce di equilibrio nelle sedi diplomatiche». Non manca un accenno al ruolo delle religioni nella costruzione della pace. «Qui, ad Assisi, ci ricordiamo che la fede non è mai motivo di guerra. Che il nome di Dio non può essere usato per giustificare l'odio. E che i leader spirituali, oggi più che mai, devono unirsi per difendere la dignità della persona umana, a ogni latitudine».
Al termine della celebrazione, Meloni si raccoglie in preghiera presso la
tomba di San Francesco. «Assisi non è una parentesi conclude ma un richiamo. Alla coscienza dei potenti e alla responsabilità di ciascuno di noi. In tempi bui, la luce del Vangelo di Francesco può ancora indicarci la strada».