Perché proprio non sopportiamo i francesi

In rete ridondano articolesse che ti spiegano il contrario, che i francesi adorano il nostro modo di vivere, c'è quella cosa che sono soltanto degli italiani di cattivo umore

Perché proprio non sopportiamo i francesi
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Non è vero niente, è un luogo comune, un cliché, è falso che ci stiano antipatici quei porci dei francesi, non c'è nessun piacere per la sventura altrui, nessuna «Schadenfreude» legata alle loro disgrazie, niente che ora ci faccia godere del loro sprofondo rosso con denegata soddisfazione. Finiamola con queste bambinate. In rete ridondano articolesse che ti spiegano il contrario, che loro adorano il nostro modo di vivere, c'è quella cosa che sono soltanto degli italiani di cattivo umore (Jean Cocteau) e noi solo dei complessati che si credono inferiori: anche quando non lo siamo davvero.

Sono stereotipi. Le guide alpine di Courmayeur, nel 2006, sul ghiacciaio del Gigante, al confine col Monte bianco francese, si presentarono con scritto «Materazzi» sulla giacca, ma non era una cosa seria; i francesi sono ancora convinti che tutto il Monte Bianco sia loro, al mondo sono gli unici a crederlo, nel 2019 ci fu anche un intervento parlamentare di Giorgia Meloni contro chi «ci scippa le aziende e pezzi di mare» e ora «invade il nostro territorio» ma insomma, è politica, noi stavamo parlando di calcio, della testata di Zidane a Materazzi che ci aiutò a vincere il mondiale non del tutto meritatamente (che è più bello) e il livello è questo, il calcio, loro restano «i francesi che si incazzano» (Paolo Conte su Gino Bartali) mentre per noi, i francesi, restano dei provinciali, dei parvenu del pallone.

Poi oddio: qualche predazione c'è stata, loro si sono presi dei marchi storici come Parmalat e Gucci e Bulgari e Bnl e Loro Piana ed Edison e cento altre, ma che c'entra, noi abbiamo la Ferrari e la Vespa, e poi l'economia non ha confini, come il sesso: mica ci metteremo a discutere su Gigi Rizzi che si prese la Bardot e su Vincent Cassel che si prese la Bellucci, uh, poi Mastroianni e la Deneuve: chi prese chi? Sono scemenze, noi li vediamo arroganti e spocchiosi e presuntuosi, loro ci vedono lamentosi e orgogliosi e disfattisti, poi d'accordo, non c'è italiano che non abbia odiato il sorrisetto malevolo di Sarkozy (alla Merkel) mentre parlava Berlusconi, non c'è italiano o francese che non abbia rivaleggiato con l'altro sulle condivise bellezze (il guardaroba, scrisse tal Mascheroni) del mondo dell'arte, della letteratura, della moda, del cinema, della oddio cucina e dei vini, laddove noi siamo semplicemente superiori mentre loro sono tutti dei porci che ora devono sprofondare nel debito pubblico, che tocca a loro, sono i grandi malati d'Europa dopo Grecia, Irlanda, Portogallo e dopo di noi. Qualche anno fa organizzarono un autorevole sondaggio mondiale per stabilire quale fosse la cucina più apprezzata del mondo: la notizia non è che vinse l'Italia, ma che i francesi, risultò, avevano votato tutti per se stessi.

Quindi va bene, non siamo proprio uguali. Loro hanno fatto la Rivoluzione, e noi, al massimo, nel Dna abbiamo una propensione per le sommosse e le guerre civili, dai Comuni al Risorgimento, dalla Resistenza a Mani pulite, noi siamo più bravi nelle ricuciture rapide e nelle autoassoluzioni di massa, oltre ai nostri noti trasformismi. Loro hanno un invidiabile idea di Stato oltre alla maledetta grandeur (da noi si griderebbe al fascismo) e hanno il nucleare, le adunate di piazza per i diritti, noi leggiamo poco e loro un po' di più, ma noi siamo il paese del melodramma e della musica e dei pittori, anche se loro ce li hanno rubati quasi tutti. Loro sono sciovinisti (parola di origine francese) e ti correggono quando parli, hanno la cultura della correzione, tutto dev'essere «comme il faut» (come si deve) e si credono ancora imperialisti e colonizzatori, tutto il mondo dice computer e loro dicono «ordinateur», ma questo non c'entra col rapporto tra noi e loro, che è quello delle baruffe tra eterni amanti:perché un francese che scappa sogna l'Italia, e un italiano che scappa (non solo un brigatista) sogna la Francia.

Sarkozy ha spezzato le reni alla Libia e al nostro rapporto privilegiato con la nostra ex colonia, vero, Macron ha sempre cercato accordi con la Germania per isolarci e smollarci tutti i migranti, verissimo, loro nel 500 vennero a Napoli e portarono la sifilide che noi chiamiamo mal francese e ora lo chiamano «mal napolitain», ma siamo simili, siamo amanti, è normale cercare cordialmente di ammazzarsi, ogni tanto. Poi ciascuno resta se stesso. I tassisti parigini, per visitare la loro città, aspettano di essere in pensione: i tassisti romani non visitano Roma neanche da vecchi.

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