Il crocevia dei migranti nel deserto libico: così passano dal vecchio avamposto italiano

Sempre più migranti partono dai territori controllati da Haftar. E ora il sospetto è che il generale stia giocando le sue carte per ricattare l'Italia

Il crocevia dei migranti nel deserto libico: così passano dal vecchio avamposto italiano

Trafficanti egiziani e sudanesi da un lato, trafficanti libici dall'altro. Assieme, portano decine di migliaia di migranti da una parte all'altra del confine di Emsaed, primo avamposto libico dopo aver lasciato il territorio egiziano. Una collaborazione tra gruppi criminali che culmina con il trasferimento di chi vuole imbarcarsi per l'Europa lungo le coste della Cirenaica. É questo il quadro emerso da una recente relazione di Vincent Cochetel, inviato speciale dell’Unhcr per il Mediterraneo centrale e occidentale.

In questa maniera, una rotta che sembrava marginale fino a qualche anno fa, adesso è diventata una delle principali. Frutto soprattutto, è il sospetto negli ambienti diplomatici, della volontà delle milizie locali di entrare in affari ripercorrendo quanto già fatto negli anni dai gruppi criminali nell'ovest della Libia. Ma occorre ricordare anche che a controllare i territori della Cirenaica è il generale Haftar. E quest'ultimo è interessato a ritagliarsi un importante spazio politico e sfruttare così la crisi migratoria.

Quell'ex bastione italiano diventato base per le partenze

Emsaed è la frontiera storica che divide la Libia dall'Egitto. Qui la divisione tra i due Paesi è stata posta già ai tempi della presenza italiana. Un lembo di terra che degrada tra il mare e il deserto, destinato a essere frontiera tra due mondi diversi. Prima tra la Libia italiana e l'Egitto britannico. Poi tra il Paese governato da Muammar Gheddafi e quello invece controllato da Nasser prima e da Sadat e Mubarack negli anni successivi. Adesso Emsaed rappresenta la linea di demarcazione tra una Libia ancora in fiamme e frammentata e l'Egitto del presidente Al Sisi.

Terra di frontiera quindi, dove gli stessi italiani avevano piazzato un proprio bastione per controllare il limes del deserto e della Cirenaica. A pochi passi da Emsaed infatti, sorge Forte Capuzzo. Un avamposto poi abbandonato dopo la sconfitta di El Alamein e l'indietreggiamento repentino delle forze dell'asse durante la Seconda guerra mondiale. Oggi è proprio questo luogo a rappresentare il primo punto di riferimento e di ristoro per i migranti transitati dall'Egitto.

Il confine di Emsaed si presenta adesso come tra i più vulnerabili della regione. In tanti lo attraversano, aiutati dai trafficanti egiziani e libanesi da un lato e da quelli libici dall'altro. Le carovane raggiungono l'ex avamposto di Forte Capuzzo, poi si dirigono verso Bardia. Qui ha sede il primo porto da cui è possibile partire verso l'Europa. E quindi, in primo luogo, verso le coste italiane. Ma per i trafficanti di esseri umani le alternative non mancano. Ci sono anche i porti di Tobruck e di Bengasi, oltre che decine di insenature isolate lì dove il Sahara abbraccia da vicino il Mediterraneo.

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Nel 2022 la rotta della Cirenaica è diventata tra le più importanti. Secondo Vincent Cochetel, lo scorso anno sono stati 17.500 i migranti partiti dall'est della Libia. La maggior parte sono salpati da Tobruck e da Bardia. Molti di loro erano egiziani e bengalesi. I trafficanti li hanno imbarcati in grossi pescherecci, capaci di portare a volte più di 500 persone per ogni traversata. Lo ha ricordato l'analista Jalel Harchaoui nei giorni scorsi su InsideOver. "I trafficanti fanno salire i migranti in grossi pescherecci – ha sottolineato Harchaoui – presentano una situazione sicura, dicono che in queste imbarcazioni non c’è pericolo di morte perché sono molto grandi. Poi li fanno andare".

Per il 2023 le premesse non sembrano delle migliori. Da tutta la Libia si prevedono 70.000 arrivi e l'ipotesi sembra prendere piede andando a guardare i trend dei primi tre mesi dell'anno. Cochetel nella sua relazione ha azzardato una visione ancora più pessimistica. "Neanche una futura pacificazione fra est e ovest - ha scritto - porterà a un calo degli arrivi dei migranti".

La volontà di Haftar

I trafficanti in Cirenaica, a giudicare dalle dinamiche migratorie evidenziate, sembrano avere mano libera. Si muovono nel territorio quasi indisturbati, possono organizzare le loro traversate senza particolari problemi. Segno di come l'Lna, il Libyan National Army di Haftar, ha deciso di lasciar fare. Oppure, come denunciato dall'Ong Libyan Crimes Watch Organization, di partecipare attivamente al traffico di esseri umani. Un sospetto emerso soprattutto dal possibile coinvolgimento dei cosiddetti "uomini rana" nella tratta della Cirenaica. Questi ultimi sono i membri di un'unità anfibia delle forze libiche.

Se diretta o indiretta, la responsabilità dell'Lna nell'aumento delle partenze è comunque un dato di fatto. Perché, come sottolineato sempre da Harchaoui su InsideOver, è impossibile pensare che gruppi criminali grandi o piccoli si muovano in Cirenaica senza "una sorta di permesso da parte di chi ha in mano il territorio".

Possibile quindi che Haftar si stia giocando una carta importante per tornare ad avere un ruolo politico in Libia, ridimensionato dopo la sconfitta militare rimediata a Tripoli due anni fa. Il generale aspira a diventare indispensabile per ridimensionare i flussi migratori. E magari strappare accordi con l'Italia, sulla falsariga di quelli già posti in essere da Roma con le autorità di Tripoli. Circostanza che implicherebbe un riconoscimento del suo ruolo e del suo esercito.

Non è un caso che lunedì scorso, come sottolineato da Luca Gambardella su IlFoglio, l'assistente segretaria di Stato Usa per il medio oriente, Barbara Leaf, sia atterrata a Bengasi per incontrare proprio Haftar.

Il generale sa di potersi giocare le sue carte e le giocherà fino in fondo. Anche al prezzo di vite umane perse durante le traversate. Vista in questa maniera, la visione pessimistica di Cochetel appare sempre meno un azzardo.

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