Politica internazionale

Da Prodi a Renzi, la sinistra invidiosa per il Piano

Il Professore: "Pochi soldi". E il leader di Iv ironizza: "Merito dell’Eni". Ma loro non sono mai intervenuti

L'ex premier Romano Prodi
L'ex premier Romano Prodi

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Da Prodi a Renzi, la sinistra invidiosa per il Piano

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«Pochi soldi». «Merito di Descalzi». «Serve più Europa». Una rosicata collettiva. La sinistra frigna e riscopre la politica del «ma» di veltroniana memoria, pur di non riconoscere l’intuizione del presidente del Consiglio Giorgia Meloni sul piano Mattei. E così, nel giorno in cui il premier stringe 16 bilaterali tra Italia e Paesi dell’Africa, un record, i leader di oggi e di ieri del Pd, da Romano Prodi a Matteo Renzi, si agganciano alla vecchia logica del benaltrismo. «L’idea è buona ma si poteva fare di più». Un copione già visto. La sinistra chiama in campo i rinforzi.

Prodi teorizza: «Davvero pensiamo di fare qualcosa con 5 miliardi di euro? No. Se questo è un progetto iniziale per mobilitare risorse sono contentissimo, ma la dimensione quantitativa è un aspetto decisivo» - dice ai microfoni di Sky il professore. Bene. D’accordo. Sono pochi. Ma la sinistra nemmeno quelli ha investito. Il padre politico di Schlein tira in campo l’Europa (che Meloni ha portato a Tunisi con la visita di Von der Leyen): «Bene che cominci questo dialogo, però siamo proprio all'inizio dell'inizio di un piano, soldi non ce ne sono. Ma se questo vuol dire mobilitare tutta l'Unione europea allora può essere un discorso importante».

Il più rosicone di tutti è Matteo Renzi: «Speriamo che dopo la complicata due giorni dedicata al Piano Mattei, per Giorgia Meloni l'agenda possa prevedere qualche ora di relax, prima dei prossimi impegni internazionali. Innanzitutto la premier stamattina dovrà telefonare a Claudio Descalzi per ringraziarlo. Se il vertice Italia Africa non è fallito, è tutto merito del capo dell'Eni. Lo stesso che Giorgia criticava quando fu nominato, definendo il governo di allora schiavo della lobby del gas. Come si cambia per non morire potremmo cantare oggi».

Peccato che durante il governo Renzi l’unica strategia verso l’Africa fu quella di aprire le porte. Il duo Renzi-Alfano pure centrò un record (non di bilaterali siglati): l’invasione di clandestini. Eppure per il rottamatore – «il Piano Mattei (che lui non ha fatto) è tanta fuffa». Il distinguo più simpatico arriva dal capo dei Verdi Angelo Bonelli, imbeccato forse dal suo delfino (ormai ex) Soumahoro di immigrazione se ne intende: «Anche i leader dei governi africani si sono accorti che il Piano Mattei è una presa in giro ma nasconde anche una politica predatoria.

La Meloni vuole prendersi il gas per portarlo in Italia, prendersi i terreni agricoli e coltivarli per i biocarburanti dove si muore di fame» dice Bonelli che per un giorno diventa portavoce dei governi africani. Insomma, nel giorno in cui il governo italiano prova a riprendersi la centralità politica nel Mediterraneo, la sinistra italiana le prova tutte pur di non riconoscere la utilità della strada intrapresa dal centrodestra.

Schlein dribbla l’argomento: è impegnata a organizzare sit-in e rendere omaggio al libro di Speranza.

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