Se anche Tony Blair ammette il fallimento green

Nella prefazione al rapporto del “Tony Blair Institute”, l’ex primo ministro britannico afferma che una transizione energetica fondata sull’eliminazione dei combustibili fossili a breve termine e sulla riduzione dei consumi è "destinata a fallire"

Se anche Tony Blair ammette il fallimento green
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Tempi duri per i fanatici del Green. Prima la notizia del black out nella penisola iberica causato anche da un uso eccessivo delle rinnovabili, ora le parole di Tony Blair, uno dei paladini della transizione ecologica, che ne mette in discussione il progetto affermando senza giri di parole: “è destinata a fallire”. La verità è che siamo di fronte a un grande ritorno alla realtà dopo anni di stucchevole retorica ambientalista. Così, dichiarazioni e posizioni che fino a qualche mese fa sarebbero state accusate di “negazionismo climatico” o di “voler rallentare la transizione”, oggi vengono pronunciate come se nulla fosse dalle stesse persone che negli anni passati presentavano la transizione ecologica come la panacea di tutti i mali.

Nella prefazione al rapporto del “Tony Blair Institute”, l’ex primo ministro britannico afferma che è sbagliato chiedere alle persone «sacrifici finanziari e cambiamenti allo stile di vita quando sanno che il loro impatto sulle emissioni globali è minimo» aggiungendo che una transizione energetica fondata sull’eliminazione dei combustibili fossili a breve termine e sulla riduzione dei consumi è «destinata a fallire». Blair arriva a definire “irrazionali” le politiche ambientali portate avanti negli ultimi anni sostenendo la necessità di resettarle. Inoltre arriva al punto di svelare senza giri di parole un meccanismo comunicativo ben noto, ovvero utilizzare l’accusa di negazionismo per influenzare le decisioni della politica sui temi ambientali: «i leader politici più o meno sanno che il dibattito è diventato irrazionale, ma sono terrorizzati dal dirlo per paura di venir accusati di essere negazionisti».

Così punta il dito contro gli attivisti riconoscendone però il merito di aver posto la questione ambientale al centro del dibattito pubblico ma accusandoli di pressioni che «stanno distorcendo il dibattito alla ricerca di una piattaforma climatica che è irrealistica e irrealizzabile». Come se non bastasse, sfata un altro falso mito: il crollo dei consumi da fonti fossili nel mondo. L’ex primo ministro parla di “fatti scomodi” riferendosi al fatto che nei prossimi anni la domanda di combustibili fossili è in crescita a causa dell’aumento di urbanizzazione e perciò di acciaio e cemento.

Le sue parole anche una chiara valenza politica poiché in Gran Bretagna il partito di Nigel Farage è in forte crescita anche grazie alla netta contrarietà al Net Zero e alle politiche green.

Allo stesso modo il partito conservatore ha criticato le politiche ambientaliste ideologiche che hanno messo in discussione posti di lavoro e creato difficoltà alle industrie. La novità è che pure i laburisti, dopo essere stati negli ultimi anni i principali fautori delle politiche green, oggi le mettono in discussione a cominciare da una delle icone del mondo progressista come Tony Blair.

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