Qatargate

Ursula omaggia Sassoli: "Fu profeta"

E niente. I sorrisi, la commozione di Ursula, il ricordo di David Sassoli: doveva essere la giornata dell'orgoglio europeo, però c'è sempre l'ombra delle mazzette del Qatargate ad offuscare un po' tutto

Ursula omaggia Sassoli: "Fu profeta"

E niente. I sorrisi, la commozione di Ursula, il ricordo di David Sassoli: doveva essere la giornata dell'orgoglio europeo, però c'è sempre l'ombra delle mazzette del Qatargate ad offuscare un po' tutto. «David non avrebbe mai tollerato la corruzione, nel Parlamento o nelle altre istituzioni - racconta la presidente della Commissione -. Lui credeva nella democrazia, ma sapeva pure che è fragile e che va protetta. L'Unione Europea non è un incidente della storia, è nata dal desiderio di libertà come antidoto ai regimi». E talvolta il sistema ha un corto circuito. «Sassoli riteneva che il nostro compito fosse quello di essere vigili, ecco perché lotto così duramente per salvare la dignità e i diritti di tutti».

La ciccia del viaggio romano di Ursula von der Leyen è forse l'incontro di un'ora e un quarto a Palazzo Chigi con Giorgia Meloni a parlare di migranti e Pnrr. Ma pure la cerimonia al teatro Quirino, con la presentazione del libro «La saggezza e l'audacia» con la raccolta dei discorsi del presidente del Parlamento europeo, a un anno dalla sua scomparsa, ha una forte valenza politica. La von der Leyen viene accolta dal sindaco Gualtieri, ha uno scambio di idee con Romani Prodi e saluta con affetto, in italiano, la moglie Alessandra e i figli Livia e Giulio. «Sapeva ascoltare e cogliere i cambiamenti. Quando mi vedeva mi diceva in francese bon courage». La Ue ora è divisa, impegnata con gli Usa in una difficile assistenza economia e militare all'Ucraina, alle prese con il rincaro delle fonti energetiche, spaccata sul problema dei flussi migratori e sulle riforme della sua governance, piena di industrie che chiudono, aggredita sul fronte del commercio da Stati Uniti e Cina.

Eppure, spiega Ursula, l'Europa è tutt'altro che finita, ha ancora un ruolo centrale nel mondo e per riprendersi deve seguire la strada indicata da David. «Lui credeva che la democrazia europea potesse garantire diritti a un numero sempre crescente di persone. Era un appassionato, un custode della democrazia. C'è un suo discorso in particolare dell'estate 2021 che non posso dimenticare. La nostra Unione, diceva, è nata per rispondere agli orrori della guerra. Vi siete mai chiesti perché i regimi autoritari hanno paura di noi? La ragione è semplice, i nostri valori di libertà portano alla pace; e se è successo in Europa può succedere ovunque. Diceva questo prima dell'invasione russa all'Ucraina. Sembra una profezia».

Al Quirino, per questo omaggio trasversale all'ex presidente del Parlamento dell'Unione, con la von der Leyen ci sono anche i ministri Antonio Tajani e Raffaele Fitto, Enrico Letta e Romano Prodi. «Sassoli ha dato l'anima per l'Europa - dice il vicepremier e capo della Farnesina -. Abbiamo difeso insieme le istituzioni Ue, è stato un buon presidente, gliene sono grato». Letta rivela che «tredici mesi fa, uno prima che morisse, poteva diventare il leader della coalizione di centrosinistra: gliene avevo parlato a Natale, lui mi ha chiesto qualche giorno per pensarci e non l'ho più rivisto».

Chiude Prodi: «La Russia lo respinse come persona non grata per i suoi richiami ai diritti umani».

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