Politica internazionale

"Lo scenario è cambiato. Per l'Italia nuovi rischi e responsabilità"

Intervista al prof. Gianpaolo Scarante, ex Capo di Gabinetto del Ministro degli Esteri e Ambasciatore in Grecia e Turchia

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A valle di un evento sugli effetti della crisi del Mar Rosso per le aziende italiane, avviciniamo il Prof. Gianpaolo Scarante, ex Capo di Gabinetto del Ministro degli Esteri e Ambasciatore in Grecia e Turchia, docente a Scienze Politiche a Padova, per una sua opinione sullo stato della diplomazia italiana e internazionale.

È soddisfatto del ruolo della diplomazia internazionale in questo preciso contesto storico?

Lo scenario internazionale è oggi segnato da gravi tensioni e conflitti che in diverse forme coinvolgono un gran numero di stati sempre più globalizzati interconnessi fra di loro. I conflitti armati al momento in corso sono ben 53 in diverse parti del mondo. Non vi è traccia di un odine regolatore internazionale, formale o informale, che sia in grado di gestirli né di avviarli a composizione. Le Nazioni Unite sono bloccate dalla paralisi del loro organo esecutivo, il Consiglio di Sicurezza, bloccato dal diritto di veto del Membri permanenti e nessuna grande potenza, nemmeno gli Stati Uniti sembrano avere il potere di gestire l’ordine internazionale. La diplomazia mondiale si muove in questo difficile contesto e ne soffre di conseguenza tutti i limiti e i condizionamenti.

Rispetto al passato, come si sta comportando la diplomazia italiana?

L’evoluzione dello scenario internazionale implica nuovi rischi e accresciute responsabilità per il nostro Paese. Basti pensare alla ritrovata centralità dell’area mediterranea, con tutti i pericoli per la sicurezza e la stabilità economica che questo comporta. Ma da tempo la nostra politica mediterranea e non solo sembra distratta e poco continua, soprattutto in relazione ai rapporti strategici di vicinato, mi riferisco alla Libia e all’Albania ad esempio.

Ucraina, Palestina, Mar Rosso, che filo, se c’è, lega queste aree di conflitto?

Le crisi dell’Ucraina, Palestina e Mar Rosso pur avendo cause storiche e geopolitiche specifiche si inseriscono nella generale instabilità del momento storico in cui viviamo. La loro difficile composizione politica discende dalla mancanza di un ordine regolatore, formale o informale che caratterizza la comunità internazionale in questa fase storica. Fintantoché perdurerà questa situazione il loro avvio a soluzione rappresenterà un obiettivo molto impegnativo e irto di rischi per la sicurezza globale.

Queste riflessioni ci portano al compianto Norberto Bobbio (Torino 1909-2004) che osservava come un governo democratico venga condizionato dalla “difficoltà e impossibilità di osservare nei riguardi della politica estera gli stessi impegni che esso assume, e solitamente è in grado di rispettare, nella politica interna”.

Pensieri che ci spingono a confermare il ruolo strategico e insostituibile della diplomazia.

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