A Mario Draghi,
inutile illudersi. Occorre cambiare pagina, per riprendere la via dello sviluppo, dopo le nefandezze dell'austerità. Basta con le tante retoriche: l'Europa del nord è buona e virtuosa, quella mediterranea incosciente cicala. La Bce che opererebbe al massimo delle sue potenzialità, mentre i governi nazionali sono sordi e irresponsabili. Non è così, Mario. Sono luoghi comuni che illudono e fuorviano. E non servono a nulla.
Il paradosso attuale non è la mancanza di risorse. Al contrario, in Europa si registra un eccesso di risparmio, che non riesce a tradursi in investimenti, generando una povertà artificiosa. Il problema è solo uno: le ingiustificate ossessioni tedesche ed il perseverare di una politica che fa male anche a se stessa.
Se queste sono le cause principali della crisi, è da lì che bisogna partire da subito per dare concretezza agli impegni del G20. Lo strumento è quello di una modifica consapevole e immediata dei Trattati, soprattutto nelle clausole che consentono ai singoli Stati di avere un attivo delle partite correnti della bilancia dei pagamenti fino a 6 punti di Pil. Oggi un minimo sforamento del rapporto deficit/Pil oltre il 3% espone gli Stati alla pubblica deplorazione, mentre il surplus della bilancia commerciale viene considerato elemento di virtuosità. Al contrario, mentre un rapporto deficit/Pil eccessivo produce conseguenze tendenzialmente solo per il paese che lo genera, i surplus commerciali hanno effetti negativi devastanti sulle economie di tutti gli Stati dell'area monetaria unica. Con la moneta unica lo Stato che consegue il surplus gode dei benefici derivanti da quest'ultimo, mentre il costo della rivalutazione della moneta ricade su tutti i paesi dell'area unica.
In un'ottica di Europa solidale, pertanto, diventa prioritario sanzionare quest'ultimo comportamento. Ne deriva un cambio di prospettiva nelle regole europee: l'eccesso di virtù ( surplus ) produce più danni dell'eccesso di deficit. La modifica dei Trattati dovrà partire da questa consapevolezza. L'euro, che è sopravvalutato rispetto al dollaro e allo yen proprio a causa del forte attivo delle partite correnti dell'Eurozona, a cui la Germania contribuisce per circa l'80%, una volta svalutato tornerebbe a essere un fattore di crescita, favorendo le esportazioni di tutta l'area. Con la reflazione dei paesi in surplus, in primis la Germania, il tasso di inflazione aumenterebbe al livello fisiologico del 2% e indurrebbe i consumatori a spendere invece di risparmiare. Ripartirebbero così gli investimenti, specie nell'edilizia, come sta avvenendo in Inghilterra.
Non c'è più tempo da perdere. La Germania reflazioni la sua economia. E tu, caro Mario, non guardare la realtà solo da una parte, a uso e consumo esclusivo degli equilibri interni alla Bce. Se non vuoi diventare uno strumento nelle mani di Angela Merkel, chiediti perché gli Stati hanno difficoltà a fare le riforme. Riconosci l'errore di politica economica che ha prodotto il declino economico e politico dell'Europa, e denuncialo con forza e determinazione.
La Germania deve capire qual è la portata della posta in gioco, specie nel momento in cui ai confini dell'Europa soffiano
nuovi venti di guerra fredda, che la crisi finisce con l'alimentare incessantemente. O la Germania la smette con le sue ossessioni, i suoi egoismi e le sue miopie, o, con l'implosione dell'euro, finisce il sogno europeo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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