Addio a Helmut Schmidt, padre dell'Euro e del G7

Aveva 96 anni. Contro le tempeste valutarie aveva dato il via al Sistema monetario Europeo

Addio a Helmut Schmidt, padre dell'Euro e del G7

I tedeschi gli perdonavano perfino il vizio del fumo. E nel 2008, quando era stato denunciato per aver acceso una sigaretta mentre assisteva a uno spettacolo teatrale, avevano fatto tutti il tifo per lui, che aveva serenamente ammesso di aver violato le regole. Helmut Schmidt, l'ex cancelliere morto ieri nella casa di famiglia ad Amburgo all'età di 96 anni, era l'uomo politico più popolare di Germania. Dal 1987, quando aveva dato le dimissioni dal Parlamento, era, come diceva lui stesso con civetteria, «fuori servizio». Ma da co-editore del settimanale Die Zeit e poi da semplice collaboratore e autore di libri di successo si era conquistato un posto da «padre della patria», che interveniva su politica e attualità con la saggezza di chi ha esperienza da vendere ma non ha più interessi personali da far valere. Storici e analisti gli riconoscono il merito di aver guidato con mano sicura la Germania in uno dei periodi più difficili della sua storia, gli anni '70, e di aver indirizzato, con alcune decisioni personalmente difficili, la socialdemocrazia europea verso un orizzonte compiutamente riformista.

Nato ad Amburgo nel 1918 in una famiglia della piccola borghesia (suo padre era figlio naturale di un commerciante ebreo e solo falsificando i documenti aveva superato senza problemi gli anni del nazismo), Schmidt era entrato come ufficiale nell'aeronautica prima sul fronte orientale e poi in Belgio. Ancora in tempo di guerra sposa la sua fidanzata dei tempi del liceo, Loki: il matrimonio finirà solo nel 2010, con la morte di lei. Per Schmidt il balzo verso la popolarità è del febbraio 1962: rappresenta la Spd nel governo di Amburgo e la città è vittima di un'inondazione senza precedenti, migliaia di persone sono in balia delle acque, lui coordina i soccorsi mobilitando con abilità e sicurezza esercito e volontari. Diventa Ministro della difesa e quando, nel 1974, Willy Brandt viene travolto dalla scandalo Guillaume, la spia infiltrata da Berlino Est nella cancelleria, ne è il naturale sostituto. Subito deve affrontare l'emergenza terrorismo. È il cosiddetto «Autunno tedesco», la Frazione Armata Rossa muove l'attacco al cuore dello Stato con attentati, omicidi e rapimenti. Le ancora fragili strutture di una Repubblica nata da nemmeno 30 anni sembrano messe a dura prova. Il nuovo cancelliere mostra all'inizio qualche tentennamento, poi opta per la linea dura contro ricatti e richieste di riscatto. Vieta perfino ogni trattativa nel caso i terroristi riescano a rapirlo.

Alla minaccia interna si aggiunge quella esterna. Nel pieno della guerra fredda i sovietici tentano di spaccare la Nato. Puntano i loro nuovi missili SS-20 solo sull'Europa e sperano nella pressione dei pacifisti. Schmidt è il primo capo di Stato a chiedere agli Usa di rispondere ai missili con altri missili, installando i nuovi Cruise e i Pershing-2. Le piazze del post-68 vengono messe a ferro e fuoco. Schmidt stabilisce anche un rapporto strettissimo con il presidente francese Valery Giscard d'Estaing. È la riproposizione in chiave tecnocratica dell'asse Adenauer-De Gaulle e insieme i due giovani leader danno il via al Sistema Monetario Europeo contro le ricorrenti tempeste valutarie e pongono le basi per l'antenato dell'euro, l'Ecu. Da un'intuizione di Schmidt nascono anche le periodiche riunioni dei Paesi più industrializzati, il cosiddetto G7.

Ma in Germania le pressioni dell'opposizione extraparlamentare di sinistra e quella dell'ala massimalista della Spd diventano sempre più forti. I partner liberali della Fdp si ritirano dal governo.

Nel 1982 Schmidt viene sconfitto per un voto (probabilmente comprato dai servizi segreti dalla Ddr) nell'unico caso di sfiducia costruttiva coronato da successo della storia tedesca. Al suo posto arriva Helmut Kohl, anche lui destinato a segnare un'epoca.

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