Ogni volta che si fa statistica sull'Italia e la sua popolazione c'è poco da stare allegri. I tempi cambiano, tutto è globalizzato ma a rimetterci siano soprattutto noi, piccolo e sovrappopolato paese. Due le notizie, entrambe pessime. Sommate fanno una sorta di rivoluzione demografica. Cominciamo dalla prima. Dall'Italia vorrebbe emigrare un terzo dei residenti, 10 punti percentuali in più rispetto alla media europea. In sostanza siamo più stufi degli altri del Paese in cui viviamo. C'è un abisso tra noi e i russi che mai vorrebbero lasciare la vodka e la loro grande nazione. Un dato: nel 2016, 285.000 italiani se ne sono andati a vivere all'estero. La stima è dell'agenzia Gallup. Che fa notare quanto negli ultimi 10 anni siano incrementati i flussi in uscita che per 4 decenni erano andati continuamente riducendosi.
La seconda notizia è dello stesso tenore, cioè pessima e la riferisce l'Istat in collaborazione col centro studi Idos che hanno reso noto il dossier statistico sull'immigrazione 2017. Ebbene, nel futuro si deve prevedere un aumento costante della presenza immigrata «come effetto congiunto della pressione migratoria dall'estero e delle esigenze demografiche interne». In sostanza nel 2050 gli italiani (così come gli intendiamo ora) saranno in minoranza. L'Italia è la destinazione segnalata da 15 milioni di potenziali migranti attualmente residenti in Paesi in via di sviluppo. La popolazione raggiungerà quota 62 milioni di residenti, l'incidenza degli ultra 65enni sfiorerà il 33%, i minori e le classi di popolazione in età lavorativa si ridurranno. Nel contempo aumenterà il numero (14,1 milioni) e l'incidenza dei cittadini stranieri (23%) così come quello degli italiani di origine straniera (7,6 milioni), per cui le due componenti prese nel loro insieme rappresenteranno un terzo dei residenti. Dunque avremo gli occhi più a mandorla, la pelle un po' più scura, mangeremo meno pastasciutta e berremo, probabilmente, più alcolici. Sempre secondo le previsioni demografiche dell'Istat, citate dal documento, si prevedono circa 300.000 ingressi annuali netti, come già registrato dal 2011, per scendere a 175.000 nel 2065. La popolazione raggiungerà quota 61,3 milioni, l'incidenza degli ultra 65enni sfiorerà il 33%, i minori e le classi lavorative si ridurranno notevolmente. Nel contempo aumenterà il numero (14,1 milioni) e l'incidenza dei cittadini stranieri (23%) così come quello degli italiani di origine straniera (7,6 milioni), per cui le due componenti prese insieme rappresenteranno un terzo dei residenti. Poi c'è il dato milanese. E anche qui c'è poco da stare allegri. Nonostante nel corso dell'anno il numero di immigrati sia diminuito di circa 10mila unità, il dato milanese è in controtendenza. L'area metropolitana ha fatto segnare un +0,1% confermandosi la provincia lombarda più attrattiva con 446mila stranieri residenti, l'8,9% del numero nazionale. La popolazione migrante, soprattutto in regione, sta subendo una trasformazione: «Solo lo 0,3% della popolazione in Lombardia è fatta da richiedenti asilo, gli altri hanno permessi di soggiorno o residenza e sono quindi una presenza permanente», spiega Gianfranco Valenti, uno dei redattori del rapporto. Nel 2016 oltre 54mila stranieri hanno acquisito la cittadinanza italiana in Lombardia: una cifra record, oltre un quarto delle acquisizioni avvenute in Italia.
Infine le regioni. Il Lazio, con 662.927 residenti precede la Lombardia per presenza di stranieri. Tra le città Roma (544.956) precede Milano (446.923). E poi ci si sorprende per i dati Auditel della nazionale di calcio...- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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