
Non reagite alle provocazioni, se succede qualcosa è colpa di Viktor Orbán. Lo slogan politico del Budapest pride è questo, coniato da Péter Magyar, principale avversario del premier ungherese, ruolo detenuto in condominio con il primo cittadino della capitale che ieri ha ospitato la manifestazione che tante polemiche ha sollevato nei giorni scorsi. "Grazie Orbán di aver fatto pubblicità ad una società più tollerante", ha dichiarato Gergely Karacsony, il sindaco (già proiettato alle prossime elezioni politiche) che di fatto ha trasformato il pride, teoricamente fuorilegge, in una manifestazione comunale, quindi perfettamente legale e aggirando così le leggi nazionali. Secondo il sindaco ambientalista il messaggio da Budapest è chiaro: "Non hanno il potere su di noi, tutti i poteri oppressivi hanno in comune il fatto che un giorno finiscono". Il primo ministro non è stato a guardare e ha postato su Facebook una foto con i 3 nipoti mentre raccolgono fiori in un prato con la scritta: "Orgogliosi di loro".
Il ping pong sui social ha avuto un ruolo niente affatto secondario in una giornata caratterizzata da 200mila manifestanti presenti e in marcia, in barba ai divieti della vigilia. "Il nostro Paese non può avere più un primo ministro che non protegge e rappresenta ogni ungherese attacca Magyar, leader del partito Tisza e desideroso di una rivincita politica - il compito di un leader non è incitare l'odio ma creare ponti tra le divisioni. Non devono dividere e provocare".
Nelle stesse ore e sullo stesso percorso del Pride, l'ultradestra ungherese ha sfilato a Budapest animando una manifestazione autorizzata dalla polizia, e un deputato del partito Elod Novak ha minacciato di chiudere il ponte Szabadsag sul quale intende passare il corteo. "Se la polizia non fa nulla per impedire la marcia Lbgt, faremo noi con i nostri mezzi", ha detto.
Le altre reazioni nel paese sono incentrate sul cosiddetto family pride. Politici e ministri hanno postato uno dopo l'altro ciò di cui sono orgogliosi. Ad inaugurare la tendenza filogovernativa è stata Alexandra Szentkirályi, leader del gruppo parlamentare di Budapest, che su Facebook ha postato una foto di sua figlia seduta in grembo. "Ho un ciondolo sulla collana con la scritta mamma. Se mi chiedete di cosa vado più orgogliosa, la mia risposta è chiara: mia figlia Panni", ha scritto, aggiungendo anche un consiglio a chi la pensa come lei. "Mostriamo oggi con una foto di chi/cosa siamo orgogliosi! Potrebbe essere una foto della vostra famiglia, una partita, il giardino che avete finalmente sistemato, una bella pesca al lago, i certificati dei vostri figli, la vostra prima auto o un pranzo domenicale ben scelto! Questa è la nostra risposta all'orgoglio. Con dignità, amore, ma senza riserve".
Le ha risposto Tibor Navracsics, ministro della Pubblica Amministrazione orgoglioso di rappresentare "la circoscrizione più bella del Paese, la circoscrizione numero 3 della contea di Veszprém", con una foto della sua provincia. L'eurodeputato Tamás Deutsch invece ha scelto due ricercatori, Katalin Karikó e Ferenc Krausz, vincitori del Premio Nobel per il loro lavoro all'estero.
Ma al di là della straripante presenza straniera, cosa ne pensano i cittadini magiari? Secondo un sondaggio condotto dall'Istituto Nézpont, la stragrande maggioranza della popolazione è favorevole a limitare le parate della comunità LGBTQ+ per proteggere i bambini, mentre il 43% no. Quasi tutti i sostenitori di Péter Magyar sono a favore del Pride, mentre quelli di Orbán sono tutti contrari.
Inoltre il voto varia a seconda delle aree: nella capitale solo il 36% è a favore delle restrizioni, ma nella periferia del paese la maggioranza assoluta (55%) sostiene che il Pride possa svolgersi solo entro certi limiti.