Cronache

Altro fango giudiziario su Fontana. Ma sui camici non c'è nessun reato

Il giorno in cui viene sventato l'attacco politico al governatore della Lombardia Attilio Fontana riparte l'assalto giudiziario

Altro fango giudiziario su Fontana. Ma sui camici non c'è nessun reato

Il giorno in cui viene sventato l'attacco politico al governatore della Lombardia Attilio Fontana, nel mirino della mozione di sfiducia presentata da Pd e M5S per la gestione dell'emergenza Covid-19 e bocciata con 49 voti contro 29, riparte l'assalto giudiziario. Così se tra le accuse ai vertici della Regioni da parte dell'opposizione si elencano le «scelte sbagliate, improvvisate e antiscientifiche» e «un sostanziale immobilismo per l'incapacità culturale di comprendere il ruolo della prevenzione e sorveglianza epidemiologica» dalle secretazioni degli atti del Cts, «si scopre che il governo non ha condiviso con le Regioni alcune informazioni che avrebbero permesso a quest'ultime di organizzare al meglio la propria difesa contro il virus assassino» scriveva Fontana su Facebook. Il presidente lùmbard, insieme ai colleghi di centrodestra ha scritto con i suoi colleghi di centrodestra al presidente della Repubblica Sergio Mattarella «chiedendo un suo intervento chiarificatore sui fatti emersi sulla mancata informativa del rischio pandemico da parte dell'esecutivo verso le Regioni».

Ecco allora che l'assalto alla diligenza riparte da Palazzo di Giustizia, anche in assenza di reati. Ieri Il Fatto quotidiano e La Repubblica raccontavano di una seconda tranche dell'inchiesta sulla presunta fornitura alla regione di 200mila camici da parte della Dama srl, società del cognato di Fontana, Andrea Dini, di cui la moglie del governatore detiene il 10 per cento di azioni, mai andata in porto. Il secondo appalto cui, secondo le indagini della Guardia di Finanza puntava Dini era per la fornitura di 230mila 600 camici al Pio Albergo Trivulzio. L'offerta di Dama viene selezionata insieme a quella di altre aziende, ma il 3 giugno la procedura negoziata viene revocata perché la Protezione Civile ha reperito i dispositivi necessari. Nessun reato dunque e nessuna contestazione da parte della Procura, ma nel dubbio l'indagine viene sbandierata.

L'assalto alla diligenza una congettura? Non tanto, se il consigliere grillino Marco Fumagalli attacca: «È evidente che si deve fare urgentemente chiarezza sulla questione, indipendentemente da quanto accerterà la magistratura».

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