Conoscete Jiffpom? È un delizioso Pomerania pel di carota ed è molto famoso: ha 8,9 milioni di follower su Instagram. Meno della Ferragni ma più di Belen. Nel suo profilo si mostra, abbigliato con improbabili mise, al volante di una macchina giocattolo o a tavola davanti a un sandwich. Un alimento molto poco canino in realtà, ma che non manca di essere avvolto nella carta con in bella vista il marchio. E l'informazione pubblicitaria è servita.
Fin dai primordi dei social il modo più certo per acchiappare like è stato postare la foto di un animale carino, peloso, lo sguardo all'obiettivo. Poi sono arrivati gli influencer: personaggi con un vasto seguito che, mentre ci spiegavano come cucinare, truccarci e vestirci alla moda, piazzavano marchi e prodotti. Dall'incrocio magico di questi due fenomeni sono emersi i pet influencer: uno zoo di animali coccolosi che sui social e soprattutto su Instagram (belle immagini e poche parole) raccoglie consensi e fan al pari di veline e star del pallone. Non devono fare un gran che ma in fondo che fanno le Kardashian? - una bella foto glamour basta e avanza. A parlare per loro poi ci sono i proprietari. E sul web la notorietà paga. Perché porta sponsorizzazioni, comparsate e pubblicità. Il carlino Doug era in un video di Katy Perry e il chihuahua fashion-addict Dolly Pawton è approdato su Vogue. Poi c'è il merchandising: tazze, cappottini, cibo. Secondo Forbes i più famosi guadagnano anche 2mila dollari per un post sponsorizzato.
Ma quanto vale un animale star dei social? Difficilissimo da definire, come ha scoperto a sue spese Lori Edwards, avvocato e proprietaria di Chloe the Minifrenchie oltre che di un'agenzia di promozione, the Dog Agency. Il delizioso bulldog francese all'apice della fama è deceduto in una clinica veterinaria a causa di un conclamato errore medico. Dopo un anno Edwards non è riuscita a ottenere un risarcimento adeguato. E ha iniziato una lotta perché gli animali da compagnia non siano considerati, legalmente, al pari di oggetti che possono essere rimpiazzati. Perché sono membri della famiglia e, in certi casi, anche portatori di reddito.
State iniziando a guardare il vostro amico con occhi diversi? Sappiate che il successo non è per tutti. Iniziamo dalle razze più gettonate: carlini, bulldog, terrier, chihuahua e husky. Non servono intelligenza e simpatia, vincono le qualità esteriori. Però essere carini non basta. Occorre essere buffi ed espressivi. I pet influencer assomigliano ai padroni e vengono antropomorfizzati con vestiti, oggetti o espressioni che richiamano la nostra squinternata vita quotidiana. Meglio poi se hanno qualche tratto particolare: una lingua lunga o un aspetto strambo, come lo sgangheratissimo Tuna, incrocio tra un chihuahua e un bassotto, che sfiora i 2 milioni di follower. I cani non sono però gli unici a spopolare sui social. Oltre agli eterni rivali, come Grumpy Cat, il gatto imbronciato, ci sono volpi addomesticate, scimmiette, opossum e porcospini. Meglio se con una storia di salvataggi e redenzione alle spalle.
Anche in Italia gli esempi non mancano. Joy il barboncino ha 76.
700 follower e, come un food blogger, «ama provare nuovi prodotti, visitare e recensire luoghi, ristoranti, hotel, negozi pet friendly, apparire nelle pubblicità e farsi fare tante foto». La prossima volta che fotografate il vostro peloso amico dategli una pettinata, posizionate l'obiettivo, sistemate lo sfondo e poi postate: caso mai ci fosse in giro qualche talent-scout...
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