Aborto, rabbia, giustizia. Ecco le armi di Kamala

Le certezze della Kamala sono le stesse con cui sinistra e magistrati di casa nostra si sono illusi di sbarrare la strada a Berlusconi per oltre trent'anni

Aborto, rabbia, giustizia. Ecco le armi di Kamala
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«Libertà di riproduzione». Un eufemismo perfetto. Anche perché suona come il contrario di quel che Kamala Harris intende. Ovvero libertà pressoché assoluta di abortire. E quindi di «non riprodursi». Ma aldilà delle ipocrisie di un politicamente corretto in cui Kamala è indiscussa maestra l'aborto sarà sicuramente uno degli ingredienti fondamentali della sua strategia elettorale. Un strategia che si snoderà su un triplo ring.

Il primo sarà quello in cui la vice presidente contrapporrà il suo esser donna alla presunta misoginia di Donald Trump. Il tutto sullo sfondo del processo Stormy Daniels al termine del quale Trump è stato condannato per aver inserito alla voce consulenze legali le somme con cui si comprò il silenzio dell'amante-pornostar. Ma il tema della rettitudine giudiziaria alimenterà inevitabilmente anche la battaglia combattuta sul secondo ring.

Quello dove l'ex-procuratrice generale della California si presenterà come il tutore della legge contrapposto ad un candidato pluri-condannato in sede civile e penale ed ancora inquisito in numerosi processi. Senza dimenticare il terzo ring quello in cui il 78enne Trump dovrà vedersela non più con il confuso 81enne Joe Biden, ma con una Harris 19 anni più giovane di lui.

L'arma più efficace - almeno nelle certezze di Kamala - restano però i suoi trascorsi da procuratore distrettuale e generale di San Francisco e della California. Ruoli da contrapporre alle presunte tendenze criminali dell'avversario. «In quei ruoli - ha detto la vicepresidente rivolgendosi ai vertici del partito democratico - ho già perseguito autori di ogni tipo di reato da chi abusa delle donne ai truffatori che fregano i consumatori fino agli imbroglioni pronti ad aggirare le leggi per il proprio interessequindi ascoltatemi quando vi dico che conosco bene i tipi alla Donald Trump». Ma le certezze della Kamala - non dimentichiamolo - sono le stesse con cui sinistra e magistrati di casa nostra si sono illusi di sbarrare la strada a Silvio Berlusconi per oltre trent'anni. E quel che non ha funzionato nella piccola Italia potrebbe far cilecca anche nella grande America. Soprattutto in uno scenario elettorale profondamente diviso dove le accuse della Harris potrebbero moltiplicare il numero di quanti vedono in Donald Trump la vittima di una complessa trama gestita dai Democratici con l'appoggio esterno di giudici e grandi media. Quanto alla speranza di raccogliere la solidarietà femminile non scordiamoci il passato.

In Italia i processi sul bunga-bunga non scalfirono la presa di Berlusconi sull'elettorato femminile. E in America nel 2016 la prima a cadere sotto i colpi di Donald Trump è stata Hillary Clinton ovvero una candidata donna assai più accorta e politicamente navigata dell'attuale vice-presidente.

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