Accordo Italia-Libia, la Consulta respinge il ricorso di Civati

Accordo Italia-Libia, la Consulta respinge il ricorso di Civati

Respinto il ricorso degli ex deputati di Sinistra Italiana-Sel-Possibile secondo cui il governo Gentiloni non poteva firmare il patto di cooperazione con la Libia del febbraio 2017 in tema di immigrazione. Così ha sentenziato ieri la Corte costituzionale, che ha spiegato che il ricorso non può essere presentato da singoli parlamentari. Ciò che contestavano Giulio Marcon, Giuseppe Civati, Beatrice Brignone e Andrea Maestri, oggi non più in Parlamento, era che il memorandum d'intesa tra l'allora presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e il primo ministro del governo di accordo nazionale libico Fayez al-Sarraj doveva essere sottoposto alla ratifica della Camera e del Senato, in quanto trattato internazionale con contenuto politico e previsti oneri finanziari. L'accordo prevedeva, infatti, da parte dell'Italia il fornimento a Tripoli di strumentazioni, tecnologie e sostegno militare, oltre a fondi per lo sviluppo, in cambio del blocco delle partenze dei migranti in fuga. È stato proprio quel patto a far crollare gli sbarchi di profughi in Italia.

I ricorrenti chiedevano l'annullamento dei provvedimenti in vigore, ma la Consulta - relatore il giudice Giuliano Amato - ha stabilito che il singolo parlamentare non è legittimato a far valere la violazione, prerogativa del Parlamento. «Solo all'assemblea è rimessa la valutazione circa l'opportunità di insorgere avverso possibili violazioni», si legge nell'ordinanza.

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