Accusa di stupro pure ai Backstreet Boys

Melissa Schuman cantante, aveva 18 anni: «Ero vergine, Carter mi obbligò»

Manila Alfano

Stavolta l'accusatrice è una cantante che all'epoca dei fatti aveva 18 anni mossa da solidarietà nei confronti di chi aveva avuto già il coraggio di denunciare ma non era stata creduta. E così è uscita anche lei allo scoperto. Era una ragazzina. Nel 2002, appena maggiorenne. Melissa Schuman, ex frontwoman del gruppo «Dream» ha accusato Nick Carter dei Backstreet Boys di abusi sessuali. L'accusa è anche in questo caso postuma ma con delle attenuanti. Sì perchè la donna racconta che quando era successo, lei a qualcuno l'aveva detto: al suo manager per l'esattezza, ma lui le aveva consigliato di tacere. Muta come un pesce. E così ha fatto fino ad oggi, a quando è scoppiata la bolla delle accuse e liberi tutti. Anche lei. Nick Carter, il bello del gruppo, l'avrebbe violentata nel suo appartamento. I primi contatti con Carter, di 22 anni all'epoca dei fatti, li aveva avuti qualche anno prima, in una conversazione telefonica organizzata dalle etichette dei due artisti, che volevano una relazione amorosa tra i due. Sarebbe potuto essere uno scoop, prime pagine, fotografie di loro mano nella mano, qualche bacio e milioni di fan in delirio. Vendite di dischi e gadget in salita. Poi però non se ne fece niente ma, nel 2002, entrambi furono scelti per girare un film insieme.

In una giornata libera dalle riprese, il cantante dei Backstreet Boys avrebbe invitato la 18enne nel suo appartamento. Lei si presentò con la sua compagna di stanza. Carter e un suo amico offrirono alle due alcol e passarono la serata a giocare ai videogames, prima di dividersi. La Schuman e Carter rimasero soli e, a quel punto, secondo quanto racconta la vittima, ebbero inizio le violenze. La ragazza racconta con tutti i tragici particolari nel lungo sfogo sul suo blog. E lui invece nega le accuse.« Sono sotto choc e rattristato dalle accuse. Melissa non ha mai detto che quello che è accaduto fra noi non fosse consensuale, abbiamo registrato un disco insieme. È la prima volta che sento queste accuse».Melissa ai tempi era vergine, una scelta religiosa e che avrebbe ribadito al suo aggressore. Dopo la violenza non riuscì a parlarne per giorni e, non appena trovò la forza di confidarsi con il suo manager, fu messa di fronte alla possibilità di non essere creduta e di poter perdere un'eventuale battaglia legale: «E questo alla fine ti danneggerebbe professionalmente e come personaggio pubblico», avrebbe sentenziato.

Sulla scia dello scandalo che ha coinvolto Harvey Weinstein, a quindici anni dai fatti raccontati, arriva la confessione.

Ma non sarebbe stato questo a spingerla a parlare, quanto un articolo apparso su RadarOnline che raccontava delle accuse di violenza mosse da una fan a Nick Carter: i commenti a quell'articolo, di persone che non credevano all'episodio e se la prendevano con la vittima, l'avrebbero spinta a raccontare anche la sua storia.

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