
Finora se n'era solo parlato e più di una regione aveva dato la propria disponibilità ad accoglierlo. Ora è ufficiale: Adam, l'unico sopravvissuto del raid israeliano che lo scorso 23 maggio ha raso al suolo la sua casa a Khan Younis, a Gaza, uccidendo i suoi nove fratellini, verrà in Italia per essere curato. La sua mamma ha deciso di farlo seguire qui da noi, affinché venga fatto tutto il possibile per salvarlo.
Lo ha confermato ieri il ministro degli Esteri Antonio Tajani ipotizzando anche una data, quella dell'11 giugno, in cui il piccolo potrebbe essere operato. La data è da confermare e ancora non si sa in quale ospedale pediatrico verrà ricoverato. «La Lombardia si è messa a disposizione, abbiamo tanta disponibilità, a Torino, Bergamo, Brescia, Roma», ha detto Tajani, sottolineando che «verrà operato nel luogo migliore possibile per il tipo di intervento che deve essere fatto».
Il bambino, 11 anni, il secondo più grande dei figli della dottoressa Alaa al-Najjar, che il giorno della tragedia era di turno all'ospedale Nasserv, dove era impegnata in prima linea nella difficile assistenza ai più piccoli martoriati a Gaza e dove ha scoperto che nove dei sui dieci figli erano morti, arriverà tra qualche giorno in Italia con la zia e quattro cuginetti. Poi, appena le sue condizioni lo consentiranno, sarà trasferito anche il padre, Hamdi, medico anche lui, rimasto gravemente ferito nello stesso raid che ha distrutto la sua famiglia. Tajani ha fatto sapere che è tutto pronto per accogliere Adam e che Roma sta lavorando con l'Oms e le autorità israeliane per risolvere i problemi relativi alle autorizzazioni. Per quando riguarda la disponibilità, c'è solo l'imbarazzo della scelta. È probabile che sarà il Niguarda ad ospitare il piccolo malato. La Regione Lombardia ha rinnovato ieri la disponibilità, già offerta nei giorni scorsi dall'assessore al Welfare Guido Bertolaso, ad accoglierlo con il padre e con altri pazienti di Gaza. Bertolaso e Tajani hanno già avuto un primo contatto. L'Italia finora ha accolto 130 bambini, in tutto 170 persone.
Il piccolo Adam ha ustioni sul 60 per cento del corpo e nel crollo della sua casa, centrata da un razzo israeliano, ha riportato ferite e fratture, oltre a un trauma al torace e agli arti superiori che ha coinvolto anche il sistema nervoso. L'intervento che sarà effettuato in Italia servirà per ricostruire il nervo radiale, per evitargli danni permanenti. La tragica storia di Adam e quella della sua sfortunata famiglia la scorsa settimana ha fatto il giro del mondo, scuotendo le coscienze sulle atrocità che si stanno compiendo nella Striscia.
La dottoressa Alaa era in servizio il giorno che un razzo ha colpito la sua casa, sterminando la sua famiglia. Il marito, medico come lei, era rimasto a casa con i bambini: il più piccolo aveva 3 anni, il più grande 12. Ora ha solo Adam. Mai avrebbe immaginato che tra i piccoli pazienti scaricati dalle ambulanze nel suo ospedale ci fossero i sui figli. Per Yahya, di 12 anni, Rakan, di 10, Eve, di 9, Jobran, di 8, Raslan, di 5, Rival, di 4, Sadin, di 3, Loqman, di 2 e Sidra, di soli sei mesi, Alaa non ha potuto fare nulla. Ha raccontato di averli visti «martirizzati, carbonizzati, irriconoscibili».
Adam è ricoverato da una settimana in condizioni gravissime nell'ospedale Nasser di Khan Younis, dove lavora la mamma. Si tratta dell'unica struttura sanitaria ancora parzialmente funzionante, già colpito più volte dai razzi israeliani.