Addio ad Albino Longhi, il mr. Wolf del Tg1

Giornalista di razza, chiamato nei momenti difficili della Rai per risolvere i problemi

Addio ad Albino Longhi, il mr. Wolf del Tg1

Roma Un giornalista di razza, profondamente legato alla Rai dove aveva trascorso gran parte della sua vita professionale. Una sorta di grande «riserva del giornalismo», se non della Repubblica. Una figura di garanzia lontana dai toni urlati chiamato spesso nei momenti difficili per risolvere problemi e togliere dai carboni ardenti della polemica pubblica il telegiornale della rete ammiraglia, il Tg1. Insomma una sorta di mr. Wolf in salsa Dc, ovvero il personaggio di Pulp Fiction chiamato appunto «per risolvere problemi».

È scomparso ieri Albino Longhi, giornalista, dal 1969 in Rai, storico direttore del Tg1 e direttore de L'Arena di Verona dal 1993 all'ottobre del 1995. Era nato a Mantova nel 1929. Aveva diretto la testata della rete ammiraglia per tre volte (un caso unico nella storia di quel telegiornale), dal 1982 al 1987 dando vita alla fascia di Uno Mattina, poi per un breve periodo nel 1993 e ancora nell'ottobre del 2000 fino al 2002 dopo la tempesta polemica che travolse Gad Lerner e lo costrinse alle dimissioni per la messa in onda delle immagini che accompagnavano un servizio sulla pedofilia. Era stato anche responsabile dell'immagine di Romano Prodi nel 1996.

Come ha raccontato Marco Frittella nel servizio di saluto a lui dedicato dal Tg1 poteva vantare «l'ostinazione del contadino mantovano, era un cattolico sociale, profondamente legato alla Rai di cui si sentiva un patriarca». A Longhi, figura profondamente legata a un certo sentire democristiano, ha dedicato ieri un messaggio anche il capo dello Stato, definendolo «persona di straordinario equilibrio e di grande cultura, è stato un grande giornalista. La sua direzione del Tg1 è stata esemplare. Alta e responsabile professionalità e indipendenza nell'esercizio dell'informazione hanno sempre contrassegnato il suo impegno nel servizio pubblico televisivo e nella direzione di un importante quotidiano. Alla sua scuola esigente si sono formate generazioni di giornalisti televisivi. Lo ricordo con amicizia e rimpianto», scrive Sergio Mattarella.

Riconoscimenti arrivano anche dai vertici Rai con la presidente Monica Maggioni e il direttore generale Mario Orfeo. È morto «un professionista straordinario con una umanità, lucidità e senso della notizia fuori dal comune. Longhi è stato un pezzo importante della storia Rai e per questo ci stringiamo alla famiglia in un momento di dolore. Albino Longhi nel corso della sua lunga carriera giornalistica, che l'ha portato più volte a dirigere il Tg1, ha lasciato un segno e accompagnato il cammino di tanti colleghi che hanno avuto l'occasione di poter lavorare al suo fianco.

La sua scomparsa riempie di dolore ma in questo momento ciò che vogliamo ricordare è la grande lezione di giornalismo che ci ha lasciato, la libertà che ha sempre professato ed esercitato, e quella umanità e quel tatto che gli hanno sempre consentito di gestire al meglio situazioni complicate». Un talento particolare per un uomo di equilibrio capace di ricucire ferite, tenendosi sempre lontano dai riflettori e dall'informazione-spettacolo.

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