
Era un bersagliere e se n'è andato troppo di corsa, a 79 anni, il generale Mauro Del Vecchio. Non prima, però, di aver lasciato un segno che è andato ben al di là delle sue divise e delle sue stellette. Pur così numerose e soprattutto onorate da vero soldato.
Così, quando in un'ora un po' più tarda della sua intensa esistenza, gli si è ricordato un Natale nel gelo di Kabul trascorso con le maniche della mimetica sempre arrotolate a scoprire i poderosi avambracci, lui non s'è scomposto nemmeno un attimo. "Certo che avevo freddo - ha risposto illuminando quegli occhi che ne rivelavano l'animo profondo - Ma come avrei potuto essere da meno di inglesi, americani, francesi o tedeschi che avevano le braccia scoperte?". E un sorriso di velluto illuminava il viso di un uomo d'acciaio che non avrebbe potuto non tenere nel cuore quegli anni dal 2005 al 2006 al comando dell'intero contingente delle forze Nato in Afghanistan, strette nel patto dell'operazione Isaf. Una missione autorizzata dall'Onu per aiutare il governo locale nella guerra contro i talebani e al-Qaida dopo il rovesciamento dell'Emirato islamico. Un incarico di grandissimo prestigio, ma solo ad attraversare con lui qualche strada di Kabul (insieme a quelle guardie del corpo muscolose e ipertecnologiche che lo adoravano e lui chiamava "i miei angeli") si capiva che non erano gli onori e gli encomi ufficiali a inorgoglirlo. Quanto piuttosto il desiderio e forse la speranza di poter portare un po' di sollievo a un popolo di donne, bambini, anziani e anche a tanti uomini stremati da anni di conflitto e schiacciati dal giogo di menti ottenebrate da un fanatismo che diventa ancor più crudele quando mischia l'oscurantismo politico a quello religioso. E proprio in quei giorni, con lui a Kabul c'era un altro grande soldato orgoglio d'Italia, quel generale Claudio Graziano che da comandante della Brigata alpina Taurinense guidava la Brigata multinazionale "Kabul", prima di salire ai vertici del nostro esercito. E lì, visti i legami territoriali con Milano, l'allora sindaco Gabriele Albertini e poi l'assessore Giovanni Bozzetti fecero loro visita a Kabul, avviando progetti di collaborazione con il sindaco della città per portare aiuti alla popolazione, secondo il rito delle missioni italiane all'estero che tanto ci fanno amare in tutto il mondo.
Dopo l'Accademia militare di Modena, Del Vecchio era stato tenente e capitano dell'8º Reggimento bersaglieri e aveva comandato da tenente colonnello il 1º Battaglione Bersaglieri "La Marmora". Promosso generale di brigata, ha comandato la Brigata bersaglieri "Garibaldi", guidando operazioni all'estero con la Brigata Multinazionale Ovest, nel 1997 in Bosnia e nel 1999 nella missione Kfor in Macedonia e in Kosovo.
Nel 2007 il Comando operativo di vertice interforze e poi, dismessa la divisa, la candidatura nelle file del Pd e l'elezione a senatore prima del matrimonio con la giornalista di moda Anna Repellini .
Per il capo di Stato maggiore della Difesa, il generale Luciano Portolano, scompare "una figura di rilievo delle forze armate, autentico esempio di servitore dello Stato". Per il presidente del Senato Ignazio La Russa, Del Vecchio "alla sua straordinaria preparazione militare, ha saputo unire una spiccata sensibilità istituzionale".
Di un "ufficiale esemplare e parlamentare rispettato che ha rappresentato con onore l'Esercito Italiano, le forze armate e l'intera Difesa nei teatri più complessi e delicati, distinguendosi sempre per equilibrio, competenza e spirito di servizio" parla il ministro della Difesa Guido Crosetto.