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"Addio sinistra, aderisco a Forza Italia. Solo loro sono coerenti e veri garantisti"

La deputata: "Al referendum voto cinque sì, basta orrori giudiziari"

"Addio sinistra, aderisco a Forza Italia. Solo loro sono coerenti e veri garantisti"

Onorevole Michela Rostan, come è nata la scelta di aderire a Forza Italia?

«La scelta è maturata dal convincimento profondo che su alcuni temi fondamentali per il rilancio del Paese bisogna prendere posizioni nette e chiare nell'interesse esclusivo dei cittadini. Specie dopo due anni di crisi economica legata alla pandemia e con una guerra alle porte dell'Europa i cui effetti si stanno abbattendo su famiglie e imprese italiane. Oggi serve una trasparenza e una coerenza dell'azione politica che ho rilevato e apprezzato nel partito di Silvio Berlusconi giorno dopo giorno».

Il suo percorso politico l'ha portata da Leu a Italia Viva e oggi a Forza Italia. Ritiene che ci siano risposte che nel centrosinistra oggi sia difficile trovare?

«Chi conosce la mia storia sa benissimo che nel corso di tutti questi anni mi sono battuta per portare avanti quella tradizione socialista e riformista che ha caratterizzato da sempre il mio impegno in politica. Mi sono sempre spesa per una giustizia più equa, moderna, garantista e umana; per una sanità pubblica che consenta a tutti di curarsi, di usufruire delle nuove tecnologie, di percorsi di prevenzione e di assistenza degni di un Paese civile».

Da giurista cosa pensa dei quesiti referendari sulla giustizia?

«Sono favorevole a tutti e cinque. Approvare i cinque referendum è il primo segnale chiaro di questa svolta per una giustizia che finalmente rispetti i tempi e superi le mille incongruenze tra magistratura giudicante e inquirente. Ho sempre sostenuto la necessità di un sistema giudiziario più garantista, in grado di contrastare le tante, troppe, storture che hanno caratterizzato nel tempo il moltiplicarsi di veri e propri orrori giudiziari. Un sistema ingiustamente sbilanciato nel rapporto tra Stato e cittadini che nel tempo ha scavato un solco insormontabile tra gli italiani e la fiducia nella giustizia».

Lei si è battuta per il riconoscimento dei medici come pubblici ufficiali. È una battaglia che vuole rilanciare?

«Assolutamente sì. Le aggressioni in tutta Italia al personale sanitario in servizio sono un fenomeno fuori controllo. Ogni anno migliaia tra medici e infermieri subiscono aggressioni fisiche e verbali mentre intervengono in pronto soccorso o in corsia. Molti non denunciano nemmeno più perché temono ritorsioni. L'automatismo dell'azione penale può contribuire a prevenire le aggressioni ma, soprattutto, sottrae la vittima da ulteriori pressioni».

Se dovesse indicare una priorità al governo quale suggerirebbe?

«Il rilancio del Mezzogiorno. Utilizzare bene i fondi del Pnrr per i corridoi energetici e per lo sviluppo della portualità e investire sulla sanità. Abbiamo lanciato nel corso Primo Healthcare Summit svoltosi nella città partenopea l'ambizioso progetto di Napoli Capitale della Sanità sostenibile.

Una sanità più equa, omogenea in termini di servizi e capace di promuovere attività di prevenzione efficaci e inclusive che valorizzino anche il grande sacrificio che quotidianamente compiono gli operatori del settore».

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