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"Addio superiorità morale dell'ex Pci. Una volta Botteghe Oscure controllava"

Il politologo parla delle ultime inchieste che hanno colpito la sinistra: "Ai tempi di Berlinguer i corrotti venivano epurati. Oggi invece..."

"Addio superiorità morale dell'ex Pci. Una volta Botteghe Oscure controllava"

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La superiorità politica?

«È finita una decina d'anni fa - risponde Gianfranco Pasquino, professore emerito di Scienza della politica. - E questo purtroppo, senza voler anticipare il giudizio che darà la magistratura, lo vediamo con le inchieste che colpiscono personaggi molto importanti nella storia della sinistra».

C'è una questione morale dalle parti del Pd?

«Il vecchio Pci predicava la superiorità morale del partito e dei suoi membri. Io non sono mai stato d'accordo con questa impostazione, ma un fatto è vero».

Quale?

«Ai tempi di Berlinguer e prima ancora c'era un controllo ferreo sull'operato della classe politica».

In pratica che cosa accadeva?

«Se un assessore o anche un parlamentare si comprava un'auto di lusso, qualcuno lo chiamava e gli chiedeva conto di quell'acquisto e in definitiva di un tenore di vita al di sopra delle proprie possibilità».

Insomma, a Botteghe Oscure non scappava nulla?

«No e chi si lasciava tentare pagava cara quella debolezza. In pratica, la carriera veniva stroncata».

Oggi?

«Oggi è evidente a tutti che non è più così. Quel senso di appartenenza ad una comunità si è sfilacciato fino a dissolversi. Oggi ognuno fa un po' come gli pare, non deve spiegare più niente a nessuno, anzi tutti cercano di accelerare al massimo il percorso nei Palazzi della politica che prima era scandito da tutta una serie di passaggi graduali».

Oggi ognuno lavora per se?

«Le generalizzazioni non sono mai veritiere, ma insomma questa è la tendenza. Si è più esposti, si è più soli, si è dentro una rete di rapporti meno stringenti di prima».

Panzeri al momento dell'arresto non era più europarlamentare, D'Alema, peraltro solo indagato, è stato premier molti anni fa. Ci sono parallelismi in queste due storie?

«C'è l'idea, tutta da dimostrare naturalmente, che il leader abbia approfittato delle relazioni che si era costruito in precedenza, quando aveva potere. Ma poi bisognerà entrare nei dettagli e capire, non darei nulla per scontato».

L'elettorato?

«Quello che accade dà molto fastidio alla base. Certo, sono situazioni non così diffuse, ma comunque sono la spia di un malessere che non si può ignorare. È chiaro che vedere accostati nomi importanti a presunti episodi di malaffare mette in crisi chi prima si fidava a scatola chiusa di quell' apparato e di quella classe dirigente».

Oggi il vertice Pd ha il voto degli esterni: le primarie hanno sconfessato gli iscritti.

«Purtroppo noi sappiamo molto poco d chi va ai gazebo per le primarie. Il Pd diventa sempre più fragile, in qualche modo scalabile, meno presidiato. E cosi c'è il rischio che personaggi poco raccomandabili ma abili usino il partito come un taxi per fare affari. D'altra parte le primarie hanno consacrato Schlein che rappresentava il nuovo contro Bonaccini, considerato un funzionario che pure era arrivato alla presidenza della regione Emilia- Romagna».

I casi di corruzione aumenteranno sempre di più?

«È possibile ma non probabile. Gli episodi mortificanti sotto i nostri occhi sono per fortuna pochi, o comunque, per quanto ne sappiamo, si tratta di situazioni non così diffuse. Però in un contesto magmatico, sempre più movimentista, diventa anche più complesso se non complicato mandare via le mele marce. Magari qualcuno interviene in soccorso di chi è inciampato in qualche scandalo, prova a sminuire, a fare valere amicizie e rapporti trasversali».

In conclusione quale è la medicina contro le mazzette?

«Una sola: ripristinare in qualche modo il controllo sugli iscritti e poi quello degli iscritti sugli eletti. Insomma, un partito vero».

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