Addio a Wiesel, raccontò la Shoah

Morto a 87 anni. Fu vittima con i suoi della persecuzione nazista

È morto a 87 anni Elie Wiesel, Nobel per la pace e sopravvissuto alla Shoah. Eliezer «Elie» Wiesel era nato il 30 settembre del 1928 in Romania a Sighet. Autore prolifico di libri (57) e attivista dei diritti umani, è conosciuto in tutto il mondo per la promozione dell'educazione e della memoria della Shoah. Il suo libro di memorie La notte basato sulla sua esperienza da ragazzo nei campi di concentramento di Auschwitz, Buna e Buchenwald è uno dei racconti più importanti sull'Olocausto.

I membri dell'Accademia di Svezia gli assegnarono il Nobel definendolo «messaggero per l'umanità» e considerando il suo lavoro per la causa della pace un potente messaggio di «pace, di espiazione e di dignità umana». Educato in una famiglia religiosa, su di lui ebbe grande influenza il nonno materno Dodye Feig, come spiegò in più occasioni. Dopo la seconda guerra mondiale, Wiesel si trasferì in Francia dove cominciò a collaborare con diversi giornali israeliani tra cui Yediot Ahronot. Per molti anni non volle scrivere della propria esperienza della Shoah, ma fu decisivo per spingerlo a farlo l'incontro con lo scrittore francese François Mauriac. E da lì nacque il romanzo autobiografico La notte. In altri libri parlò dei suoi avi, del chassidismo, della formazione religiosa, dello shtetl, degli ebrei oggi e della difficoltà per tutti di uscire dall'incubo della Shoah. Con racconti autobiografici come L'ebreo errante che vanno dall'infanzia a una Parigi martoriata da spettri bellici, La città della fortuna, Sei riflessioni sul Talmud.

L'ultima opera è A cuore aperto, a seguito di un'operazione urgente con cui si ritrovò ancora una volta di fronte alla morte. «Questa volta - disse - ero più solo. Allora ero con gli altri», disse. «La Torah - aggiunse - insegna a scegliere la vita. Credo nell'umanità contro l'umanità. Credo in Dio contro Dio».

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