"Ma per adesso nessuno dovrà pagare. E su quei 13 miliardi c'è la prescrizione"

Il giurista smonta la sentenza: "Documento spigoloso e poco innovativo"

"Ma per adesso nessuno dovrà pagare. E su quei 13 miliardi c'è la prescrizione"

I radicali esultano. Lui frena: «Quella della Corte europea non è una sentenza storica e non ribalta i principi già stabiliti dal tribunale della Ue. Anzi, il verdetto è molto tecnico, formale, e se mi si permette, pure un po' noioso».

Alfredo Mantovano, magistrato oggi in Cassazione e presidente della sezione italiana della fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che soffre, smonta quella che almeno in parte è una fake news, per come è rimbalzata sui siti italiani: «Non è vero che la Corte abbia equiparato le attività della Chiesa a quelle degli esercizi commerciali, imponendo quindi il pagamento dell'Ici».

Ma che cosa hanno stabilito gli eurogiudici?

«Non hanno toccato il principio affermato in primo grado».

Vale a dire?

«Nessuno mette in discussione la differenza che ci può essere fra la mensa dei poveri e l'hotel di lusso, entrambi di proprietà della Chiesa. La prima non paga l'Ici, che era l'oggetto del contendere, perché è un pezzo di welfare, di carità in atto e dunque se lo Stato la aiuta non distorce i parametri della concorrenza».

La seconda?

«Se invece la Chiesa decide di mettere a reddito un bene e lo inserisce nel circuito delle imprese commerciali, allora sarà trattata come tutti gli altri. Ma questo c'era già».

Oggi?

«Oggi i giudici parlano del passato, prima del 2012, quando la legislazione è stata riformata. L'Italia non è riuscita a recuperare i soldi dell'Ici perché molti esercizi avevano una contabilità approssimativa. Questo dato non basta alla Corte».

Quindi che succede?

«Si riapre l'istruttoria sul passato. La Corte chiede all'Italia di cercare meglio quella documentazione».

Si ipotizza un bottino di 13-14 miliardi di euro. È plausibile?

«Anche su questo sarei molto cauto. I 13 miliardi eventuali si raggiungono andando indietro fino al 1992. Ma siamo davanti al tema della prescrizione. In realtà gli anni sotto osservazione sono molti meno. Dal 2011 al 2007. E la distinzione cardine, affermata con chiarezza dal 2012 in poi, non è oggetto di censura».

Ma allora certe interpretazioni sui siti sono fantasie?

«Mi sembra che si sia enfatizzato un documento molto spigoloso e poco innovativo che non tocca il welfare della Chiesa cattolica. Welfare che non ostacola la concorrenza e sfugge alla disciplina degli aiuti di Stato».

Dunque, la sentenza non cambia l' orientamento della Corte europea?

«No, ma c'è obiettivamente qua e là un cambio di sensibilità e a mio avviso un arretramento rispetto al primo grado. In alcuni punti del testo, peraltro marginali e ininfluenti rispetto alla decisione che, ripeto, riguarda una stagione conclusa, si ragiona sulle scuole e le imprese educative come fossero esercizi commerciali in una logica di mercato. E questa è una distorsione della realtà: un asilo nido non può essere paragonato a un hotel o a un ristorante».

Sorgeranno però contenziosi su singoli casi. Come li si affronterà?

«Inevitabile che si aprano discussioni, ma questo è

fisiologico in un panorama frastagliato che comprende cliniche, ostelli. Sarà credo la Guardia di finanza a stabilire se in quel determinato esercizio prevalga la dimensione aziendale o quella assistenziale ed educativa».

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