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Adesso scontiamo l'eredità di Obama

Adesso scontiamo l'eredità di Obama

A ltro che Mosca e Pechino. Uno dei mentori del disastro informatico che fa piangere il mondo è quel Barack Obama passato da Milano qualche giorno fa. Un Obama accolto a braccia aperte da Matteo Renzi e da quegli imprenditori che in queste ore si disperano per le possibili conseguenze del virus informatico «Wanna Cry». La responsabilità d'aver trasformato in prassi corrente l'intrusione nei computer e nei telefonini del resto del mondo è, infatti, tutta dell'ex presidente americano. È stato Obama nel 2009 a impiantare in seno alla Nsa (National Security Agency, l'agenzia Usa responsabile dello spionaggio elettronico) quel «Cybercommand» responsabile delle iniziative americane sul fronte della guerra cibernetica. E per quanto tutti cerchino di dimenticarlo è stato Obama ad autorizzare le operazioni, venute alla luce nell'ottobre del 2013, quando l'Nsa venne accusata d'intercettare i telefonini di Angela Merkel e di altri 34 leader internazionali. Per non parlare dei 70 milioni di dati rubati sulla rete telefonica francese, dell'inveterata abitudine d'origliare le comunicazioni dei principali leader dell'Unione Europea e delle indiscrezioni di Wikileaks secondo cui anche il governo Berlusconi finì nel mirino dei segugi elettronici di Obama. Nel caso di «Wanna Cry», il virus informatico che ha mandato in tilt gli ospedali britannici e le ferrovie tedesche esponendo al ricatto aziende pubbliche e private di 99 Paesi, tra cui anche Russia e Cina, le responsabilità della precedente amministrazione americana e di quella attuale sono meno dirette, ma altrettanto gravi. Il virus proviene dallo stesso vivaio utilizzato dall'Nsa per sviluppare Stuxnet, il virus informatico che mandò in tilt il programma nucleare iraniano e spinse gli ayatollah al tavolo della trattativa. Stavolta però qualcosa è andato storto. Lo scorso aprile l'Nsa e il «Cybercommand», tenuto a battesimo da Obama, sono riusciti a farsi infiltrare da una misteriosa organizzazione criminale che ha messo le mani su «Eternal Blu» un fratellino maggiore, ma molto più cattivo dello Stuxnet d'iraniana memoria. Ora immaginatevi se un disastro di proporzioni simili a quelle generate da «Wanna Cry» fosse stato provocato da un arma sottratta nei laboratori di Vladimir Putin. E immaginatevi i sospetti su Putin se - al pari di quanto sta succedendo in America dove il contagio è stato bloccato sul nascere - il virus avesse colpito tutto il mondo ad eccezione della Russia. In quel caso saremmo probabilmente già sull'orlo della terza guerra mondiale. Oggi invece Obama, padrino d'intercettazioni e guerra cibernetica, si gode la pensione e gli onori internazionali. In compenso media e governi occidentali sono alla disperata ricerca di qualche banda criminale russa su cui far cadere il sospetto di un'oscura manovra di Mosca.

Quanto basta per chiedersi se la prima vittima della cyber-guerra non sia l'intelligenza artificiale, ma il comune buon senso.

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