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Affittopoli, nuovi guai per Marino Ora la Procura indaga sull'appalto

RomaL'«Affittopoli» capitolina si arricchisce di un nuovo risvolto giudiziario. La Romeo Gestioni spa, affidataria della gestione delle case popolari del Comune di Roma, ha presentato formale denuncia alla Procura della Repubblica capitolina per accertare eventuali violazioni della normativa sugli appalti. In un'intervista a Repubblica dello scorso 13 febbraio, infatti, l'assessore al Patrimonio, Alessandra Cattoi, aveva dichiarato che «l'appalto è stato vinto provvisoriamente da Prelios che, secondo il contratto, dovrà occuparsi di adeguare gli affitti». Affermazioni improvvide considerato che la gara è ancora in fase di svolgimento e che l'attuale gestore, in regime di prorogatio , vi sta partecipando. Analoga segnalazione è stata inviata all'assessore capitolino alla Legalità, Alfonso Sabella e al presidente dell'Authority anticorruzione, Raffaele Cantone.

Potrebbe sembrare la solita guerra di carte bollate che contraddistingue ogni appalto pubblico in Italia, ma non è così. Negli ultimi giorni, soprattutto da parte di esponenti della giunta Marino, si è cercato di scaricare sulla società di gestione lo scandalo degli affitti a prezzi irrisori. In realtà, Roma Capitale ha deliberato l'adeguamento dei canoni solo l'11 giugno 2014 e alle sollecitazioni del gestore sulle modalità di trattamento del processo (dalla ridefinizione degli affitti al recupero delle morosità) è stata data risposta solo il 16 dicembre, sei mesi dopo, fissando i nuovi importi. Peraltro, secondo quanto si apprende, la giunta Marino avrebbe deliberatamente evitato di avviare nuovi contenziosi proprio per accelerare la dismissione degli immobili comunali.

Manovre diversive per alzare un polverone su quello che è il cuore di «Affittopoli 2015»: i circa mille immobili in concessione affidati direttamente dal Campidoglio negli anni scorsi e dei quali è materialmente responsabile la giunta. Ad esempio, è un fatto che su tante situazioni potenzialmente «critiche» solo una sia stata risolta in anticipo lo scorso ottobre: la Coop «29 Giugno» di Salvatore Buzzi, il fulcro dell'inchiesta «Mafia Capitale», ha la sede in un immobile del Comune. Casualmente vi lavorava Andrea Bianchi, ex capo dell'ufficio staff del vicesindaco Luigi Nieri. Degni di attenzione anche i circa 490mila euro di canoni non versati i 17 anni dal Circolo degli artisti in Via Casilina che poi ha «transato» per 170mila euro. Così pure i 270mila euro non versati dalla Casa internazionale delle Donne. E altrettanto scalpore hanno suscitato i 163 euro al mese pagati a San Lorenzo dalla Onlus «Image», molto vicina al sindaco Ignazio Marino che fino al 2013 ne è stato presidente.

Ecco, il patrimonio immobiliare di Roma vanta esempi di affidamento in allegria come un centro equestre con ristorante a Castel Fusano che pagava 4,63 euro al mese o come la sede di Sel che corrispondeva un affitto da 12,93 euro al mese. I prezzi «politici» sono questi. Tipo i 200 euro mensili che l'associazione «Insieme per fare Onlus», vicina all'ex sindaco Francesco Rutelli, doveva corrispondere per la sua sede a Montesacro. Senza contare che la storica sede del Pd in via dei Giubbonari, a due passi da Campo de' Fiori è stata prima inserita e poi stralciata nella lista dei beni in vendita. È lecito sospettare che l'amministrazione comunale abbia utilizzato il patrimonio immobiliare come fosse cosa propria piuttosto che sfruttarlo per ottenere una rendita.

Il gioco dello scaricabarile consente, però, di rinviare sine die l'accertamento delle responsabilità.

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