Ci saranno anche le aziende lombarde nella filiera italiana per produrre i vaccini. «L'industria italiana è pronta a questo progetto di grande collaborazione per far sì che si sfruttino tutte le possibilità per dare anche noi il nostro contributo alla produzione dei vaccini, perché è un bene che tutti stanno aspettando» ribadisce il presidente di Farmindustria Massimo Scaccabarozzi durante l'incontro al Mise con il ministro allo Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti.
I tempi per mettere in piedi il progetto non saranno brevi, ci vorranno mesi per riadattare gli impianti e convertire gli stabilimenti. Ma si è già cominciato a lavorare. Al momento si stanno analizzando le caratteristiche delle aziende potenziali candidate, passando al vaglio l'elenco compilato dopo un primo monitoraggio. «Abbiamo gettato le basi - spiega il numero uno di Farmindustria - per una proficua collaborazione pubblico-privato proprio per andare in questa direzione, e far sì che in Italia nessuno si tiri indietro ma tutti diano lo sforzo massimo per arrivare al raggiungimento dell'obiettivo».
Tra i primi nodi da affrontare ci sarà quello economico, per garantire le strumentazioni giuste o riadattare quelle esistenti. «Il governo italiano ha ribadito la massima disponibilità sia in termini di strumenti normativi che di mezzi finanziari all'industria farmaceutica italiana - conferma Giorgetti - per predisporre ogni tipo di strumento al fine di produrre un vaccino contro il Covid. Naturalmente non è una cosa semplice questo processo di riconversione. Abbiamo chiesto a tutti il massimo impegno e la massima serietà e determinazione per cercare di risolvere il problema». Ovviamente la produzione italiana dei vaccini rappresenterebbe parecchi vantaggi, sia nel creare posti di lavoro, sia nell'accorciare la catena di consegna delle dosi. Non si raggiungerebbe il sogno leghista dell'autonomia vaccinale ma, pur dovendo rispettare la quota del 13,5% delle dosi da assegnare all'Italia stabilita dall'Unione europea, si eviterebbero tutti gli intoppi legati ai tempi della distribuzione.
Tuttavia, prima ancora di pensare alla produzione dei vaccini, bisogna pensare alla vaccinazione di chi lavora nelle aziende. «Noi dobbiamo accelerare il processo vaccinale - sprona il presidente di Confindustria Carlo Bonomi - Ho rilevato con piacere che anche il segretario Landini ha dato la disponibilità, spero che questa proposta venga accolta anche dal governo e ci convochi per mettere a punto un protocollo.
Sento parlare di difficoltà nella campagna vaccinale a causa dei ritardi delle consegne, ma nella realtà abbiamo utilizzato solo il 73% delle dosi arrivate, non è un problema di avere dosi, il tema che mi preoccupa è la struttura logistica, nella quale l'Italia sta dimostrando una forte carenza - ha aggiunto - In un paese normale dovrei già sapere quando dovrei essere vaccinato, oggi non lo sa nessuno».
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