Che gli adolescenti cerchino la trasgressione e la identifichino con i comportamenti proibiti, non è una novità. Fumano di nascosto - sigarette o spinelli - consumano alcolici, giocano d'azzardo e hanno a portata di smartphone tutti la pornografia possibile.
Ma quello che stupisce, ben evidenziato dalla ricerca del Movimento italiano genitori (Moige) dal titolo «Venduti ai minori», presentata ieri in Senato, è la «complicità» degli adulti che permettono le trasgressioni o per disinteresse o, nel caso dei rivenditori di fumo, alcool e portali vietati ai minori, non rispettando le leggi. Emerge un tacito via libera sempre più diffuso. Dai cassieri del supermercato che lasciano passare bottiglioni di superalcolici negli zaini dei quindicenni ai gestori di discoteche che acconsentono che l'unico maggiorenne del gruppo ospiti al tavolo gli amici minorenni. Prenotare un tavolo comporta anche acquistare alcolici per tutti, così, formalmente, il locale rispetta la legge e i giovanissimi hanno libero accesso a Negroni, Vodka e Gin.
Oltre alla poca attenzione alla tutela dei minori, la ricerca ha indagato la percezione del rischio da parte dei ragazzi, la conoscenza delle norme e la frequenza delle trasgressioni. Sono stati intervistati 1.388 ragazzi: 794 maschi e 591 femmine, dagli 11 ai 17 anni. Il 49% residente al Sud, il 30% al Nord e il 21% nelle regioni del Centro. Non tutti gli intervistati sono informati sulla legge che vieta la distribuzione di alcolici ma emerge una correlazione positiva tra l'aver ricevuto informazioni sui rischi a casa o a scuola. Ciò che stupisce è che nel 65% dei casi non sia stata verificata l'età del minore al momento dell'acquisto; i ragazzi aggiungono che, anche quando è stata controllata, gli esercenti non si sono rifiutati di fornire loro bevande alcoliche. Risulta anche che nel 52% dei casi i commercianti abbiano continuato a vendere alcolici nonostante il visibile stato di ubriachezza degli under 18. Più o meno identico l'atteggiamento dei tabaccai: solo il 4% ha incontrato un commerciante che si è rifiutato di vendergli sigarette; il 63% ha ammesso di non aver mai dovuto presentare il documento e il 45% ha aggiunto di essere riuscito a ultimare l'acquisto nonostante fosse chiara l'età. Sulla cannabis e cannabis light regna l'ignoranza. Quasi tutti minimizzano i rischi e ignorano gli effetti sulle capacità cognitive e di controllo. Il 20% pensa che la cannabis (e la versione light) siano legali con la prescrizione medica. La cannabis light è stata messa in commercio per collezionismo (preservare i semi) e non è adatta alla combustione ma pochi lo sanno. I ragazzini sono attratti anche dalle scommesse, soprattutto sportive (58,3%) e online (42%) e dai contenuti pornografici. Anche in questi casi si fa notare l'assenza degli adulti. Al momento dell'acquisto dello smartphone non viene spiegata la possibilità di adottare filtri protettivi; carenti anche quelli che potrebbero essere applicati dai genitori. Sui videogiochi violenti e volgari stupisce, oltre alla facilità di accesso, l'assenza di consapevolezza dei ragazzi sui rischi. «L'intento dell'indagine è quella di aiutare i nostri figli a crescere meglio - ha spiegato Antonio Affinita, direttore generale dei Moige - ma l'impegno educativo non può gravare solo sulle famiglie.
Sono coinvolte le scuole, i media ma anche i commercianti e il parlamento fino ad arrivare ai produttori. Sempre più spesso il sabato sera dei ragazzi finisce in pronto soccorso; si mette a rischio la vita di un minore anche per un prodotto venduto al momento sbagliato».
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