Alemanno vuole lo stop delle armi a Kiev. "Costruiamo una via europea alla pace"

Il leader della Destra sociale si smarca dall'esecutivo: "Basta con l'appiattimento eccessivo all'Occidente. Troppo dipendenti da Usa"

Alemanno vuole lo stop delle armi a Kiev. "Costruiamo una via europea alla pace"
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Appuntamento a Orvieto per «fermare la guerra». A introdurre i lavori l'ex sindaco di Roma e ministro, Gianni Alemanno, che dell'omonimo comitato è il portavoce. Una due giorni per il Forum dell'indipendenza italiana che si chiude con la presentazione di un sondaggio commissionato ad Antonio Noto con il quale si vuole dimostrare che l'opposizione al sostegno all'Ucraina, all'appiattimento alla Nato e alla Ue, all'autonomia differenziata, sono tutt'altro che minoritarie nel nostro Paese. Nella relazione finale lo stesso Alemanno sintetizza i punti di un Manifesto che ambisce a riportare la destra sociale al centro del dibattito politico per chiedere alla maggioranza una più concreta neutralità, mentre si smarca dalla svolta neoconservatrice liberista e atlantista della Meloni.

In una pausa dei lavori parliamo con Alemanno. Intanto per chiedere ragione di quella parola: «indipendenza» insolitamente correlata al nostro Paese, la cui autonomia si dà quantomeno per scontata. «Siamo convinti che tutti i problemi italiani abbiano una radice estera spiega l'ex sindaco di Roma -. Dal punto di vista sociale ed economica, soprattutto, per via del modello imposto dall'Unione europea». Alemanno contesta un modello che definisce «austero e liberista» e «che sta creando troppi vincoli alla nostra economia».

L'indipendenza è tutt'altro che scontata, spiega l'ex esponente di Alleanza nazionale, se si pensa «all'appiattimento eccessivo all'Occidente». Un appiattimento, aggiunge, che «ci sta tenendo fuori da un mondo multipolare. Non possiamo cancellare dall'oggi al domani la via della Seta e fare guerra alla Russia». Alemanno non parla di uscita dalla Nato, però «il ruolo dell'Italia è sempre stato quello di ponte non di pasdaran in prima linea dell'Occidente». E qui siamo già un passo di lato rispetto al governo. «Un governo che è nato dall'opposizione a Draghi aggiunge - e che in campagna elettorale ha sempre fatto dichiarazioni a sostegno della sovranità nazionale, oggi si mostra troppo dipendente dagli Usa». E porta l'esempio dell'Ungheria di Orban: «È grande quanto il Veneto, fa parte di Ue e Nato, ma non si sente in obbligo di prendere posizioni così di prima linea. E poi la guerra sta avendo forti ripercussioni da noi sotto il profilo economico ed energetico». C'è il problema dell'appoggio all'Ucraina con l'invio delle armi. «Non si può fare una svolta del genere dall'oggi al domani ammette Alemanno -. L'Italia però deve farsi promotrice di un piano di pace europeo che coinvolga Francia e Germania (che secondo me non aspettano altro). Un piano che dica per esempio: sospendiamo l'invio di armi se c'è un cessato il fuoco. Una via europea alla pace, insomma».

Il Forum però è anche uno stimolo per il dibattito politico interno. E Alemanno spiega perché la sua destra sociale ora è distante da Fratelli d'Italia. «A dividerci, per ora, sono proprio le scelte del governo. Troppo allineato sulla Commissione europea. Penso alla svolta green, alla politica della Bce e alla riforma del patto di stabilità. E poi ci aspettavamo una politica meno liberista». Tanto che sul salario minimo le posizioni sono distanti. «Bene la proposta di Forza Italia che vuole adeguare i salari a quelli dei contratti dei settori di riferimento dice -. In modo che il salario minimo non depotenzi i contratti collettivi. Però bisogna anche rendersi conto che oggi la vera emergenza non è la disoccupazione ma il lavoro povero. Non dobbiamo lasciare questo tema alla sinistra». L'affondo è poi su altre scelte dell'esecutivo che («per il momento») rendono netta la distanza con la destra sociale.

«Ci opponiamo decisamente, tra l'altro, all'autonomia differenziata sul cui tema serve un forte ripensamento». E conclude: «Qualora riscontrassimo un muro di fronte a noi, in autunno potremmo organizzarci in movimento politico. Avvertiamo un forte bisogno di cambiamento che è trasversale in tutta la società italiana».

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