Alessia e la figlia morta: "Per favore non mi sgridate"

La Pifferi aveva abbandonato la bimba di 18 mesi: "Le avevo lasciato un biberon, pensavo le bastasse"

Alessia e la figlia morta: "Per favore non mi sgridate"
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«Cosa facevo nella vita? Prima di essere arrestata, facevo la mamma». Alessia Pifferi, a processo davanti alla Corte d'assise di Milano con l'accusa di omicidio volontario pluriaggravato per aver fatto morire di stenti la figlia Diana di soli 18 mesi, ieri ha raccontato la sua verità. In un'aula gremita di telecamere ha risposto per oltre tre ore alle domande del pm Francesco De Tommasi.

La donna, 37 anni, siede davanti ai giudici con i capelli raccolti, un rosario al collo e il consueto rossetto rosso fuoco. Per tutto il tempo usa i termini tipici di una mamma amorevole. Fino al cortocircuito in cui spiega che più di una volta aveva lasciato da sola in casa la figlioletta nel fine settimana per andare dal fidanzato a Leffe, vicino a Bergamo. Per due o tre giorni: «Certo che ero preoccupata per lei... Ma è sempre andato tutto bene, quando tornavo, Diana era tranquilla». L'imputata parla in modo monotono, non tradisce alcuna emozione, a volte cerca lo sguardo dell'avvocato Alessia Pontenani lì accanto. L'ultimo abbandono è stato fatale per la piccola Diana. La madre l'ha lasciata la sera di giovedì 14 luglio 2022 ed è tornata la mattina di mercoledì 20 luglio, trovandola ormai morta di sete e di fame. «Quando sono andata via, dormiva nel lettino da campeggio - racconta Pifferi -. Aveva due biberon di latte, due bottigliette d'acqua aperte da me, di quelle con il beccuccio, e una bottiglia di teuccio». In quei giorni a Milano faceva molto caldo. Il lunedì c'è stato un viaggio a Milano per un lavoro del compagno, ma i due non passano in via Parea dalla piccola.

Il pm le chiede com'era la vita con Diana, da mamma sola (ha sempre dichiarato di non sapere chi sia il padre della bambina), senza un lavoro e con pochi soldi. «La accudivo come una mamma accudisce normalmente un figlio», la risposta. «Ci spieghi cosa significa?», «Le davo da mangiare e da bere ogni giorno», «E perché?», «Per farla sopravvivere», «E perché - la incalza il pm -? Un bambino rischia di non sopravvivere, se non beve e non mangia per giorni?». Qui l'imputata si blocca, poi: «Non lo so...».

Interrogata di nuovo sullo stesso punto, Alessia Pifferi ripete: «Pensavo che il latte che le avevo lasciato bastasse». Qui De Tommasi insiste: «Sa che conseguenze ha il digiuno prolungato per un bimbo piccolo?» e lei: «Le chiedo gentilmente di non sgridarmi per favore...». Il racconto va avanti tra molti «non ricordo» della donna. Intorno a quell'uomo che aveva conosciuto su Meetic e che la lasciava e la riprendeva. Diana era nata prematura nel bagno di lui: «Non sapevo di essere incinta - ripete Alessia Pifferi -. Mi sono ritrovata ragazza madre all'improvviso, ho avuto problemi ad accettarlo». La mattina del 20 luglio 2022: «Ho trovato mia figlia nel lettino, l'ho accarezzata ma non si muoveva, ho capito che qualcosa non andava. Le ho bagnato le manine e la testina per farla riprendere.

Poi ho chiesto aiuto alla vicina». Infine risponde alla difesa: «Ho riflettuto solo dopo con le psicologhe del carcere su quello che è successo... Ero molto legata a Diana, la mia bambina mi manca tantissimo. Non lo rifarei di sicuro».

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