Il ruggito di Angelino arriva all'ora del desinare, quando si dovrebbe affrontare la questione del Mezzogiorno che per Alfano pare coincidere con il rilancio del ponte sullo Stretto. Linfa virtuale per dare ossigeno, almeno in Sicilia, a un partito che sondaggi impietosi precipitano all'1,8 per cento, dopo aver in precedenza reso manifesto al Pd che allearsi con gli alfaniani fa perdere il 4 per cento. Ma c'è solo un'alternativa alla modifica dell' Italicum che assicuri sopravvivenza a un partito che alcuni deputati - in privato - ormai definiscono «un'espressione geografica», come l'Italia per il conte von Metternich, ed è l'ingresso di una decina di ennecidini «col bollino blu» nel partito renziano della Nazione. E la possibilità, del tutto aleatoria per la verità, di finire persino in tribunale per l'utilizzo della parola «destra nel simbolo», come promette di fare l'avvocato Andrea Delmastro Delle Vedove di Fratelli d'Italia.
Non è comprensibilmente di buon umore, perciò, il ministro dell'Interno, dopo aver letto retroscena di quotidiani sullo sfaldamento del gruppo dei senatori - «soliti articoli fotocopia, stessa minestra riscaldata da due anni» -, apprestandosi a «gelare» i maggiorenti del proprio partito. «Chi vuole andarsene con Berlusconi, con Renzi, con Salvini... vada. Noi andiamo avanti con il nostro progetto per dare voce ai moderati italiani nel governo. Accetto scommesse: ogni volta che hanno detto che avevamo problemi siamo diventati di più».
Una scommessa azzardata, quella di Angelino, e che si fonda soltanto sulla scommessa di Renzi, cioè che la Grande riforma passerà. Da tempo, però, i voti in Senato mancano. E nel balletto di cifre, nel suq della campagna-acquisti di Palazzo Chigi ancora in corso, sono proprio molti senatori del Ncd a cercare di vendere bene la merce. Alcuni sono refrattari per coerenza e partito preso, come Carlo Giovanardi. «L'ho sempre detto, anche a Silvio Berlusconi quando mi ha chiamato per il compleanno: io sto nella maggioranza per condurre in porto le riforme, come voleva inizialmente anche Berlusconi. Dopo, si torna a casa. E la mia casa è il centrodestra». Su linee similari, che prevedono il «no» alla riforma costituzionale, i senatori Compagna e Formigoni. Assai delusi da Alfano, sospettato di aver chiuso con Renzi un patto di salvezza alle Politiche per sé e per i suoi, anche i calabresi di Gentile, il lucano Viceconte, il molisano Di Giacomo e il pugliese Azzollini. Certi di trovar casa nel centrodestra Sacconi e Augello, se le cose dovessero andare a carte quarantotto. «Al Senato ognuno fa partito a sé», accusano i deputati, dopo aver appreso che il numero dei dissenzienti è arrivato ormai a quello della «sporca dozzina» (su 35 senatori). Ncd pronto dunque a fare lo sgambetto a Renzi sulle riforme, dopo l'ostruzionismo in corso sulle unioni civili? «Gossip politico», lo chiama la ministro Lorenzin, una delle poche sicure di salvare la cadrega in virtù dell'odore di renzismo fin da tempi non sospetti. Assieme a lei, «salvi» sulla scialuppa di capitan Angelino Schettino sarebbero i sottosegretari Vicari e Castiglione (entrambi indagati), il «saggio» Quagliariello, i cicchittiani. In trattative, un po' complicate e un po' delicate, sia l'ex presidente del Senato, Renato Schifani, sia l'ex ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi. Il primo sa che tornare indietro è impresa ardua, ma per sicurezza alterna moderate dichiarazioni di favore per Renzi a rivendicazioni dell'antica amicizia per Berlusconi.
Il secondo, scacciato con infamia dal premier dopo il caso del Rolex d'oro al figlio, ha intrapreso una lunga via crucis penitenziale che ieri l'ha portato a gioire non solo per il ponte sullo Stretto, idea di Alfano, ma anche per questo partito di Renzi che «si dimostra sempre più in grado di superare barriere ideologiche». Una barriera che è pronto a saltare pure lui, in caso di malaparata. Come un novello Nino Castelnuovo nella pubblicità dell' olio Cuore (poi dice che i sentimenti non c'entrano).- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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