Una direzione senza direzione ma con un obiettivo chiarissimo: garantirsi la poltrona alle prossime elezioni. E se per raggiungere questo scopo occorre allearsi con la sinistra, Angelino Alfano accetterà il «sacrificio».
Dunque il complesso quesito politico che si è posto ieri durante la direzione nazionale di Alternativa Popolare in estrema sintesi era: meglio soli o accompagnati? Alla fine è stato votato un documento per dare mandato al coordinatore, Maurizio Lupi e al vice coordinatore, Antonio Gentile di verificare le due ipotesi in campo, ovvero l'alleanza con il Pd (come vorrebbero il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin e Fabrizio Cicchitto) o la corsa in solitaria (opzione preferita da Lupi). Scelte entrambe bocciate dal senatore Roberto Formigoni che prima dell'inizio della direzione aveva detto di aspettarsi «un no chiaro a qualsiasi ipotesi di alleanza con il Pd». Formigoni per il momento resta in Ap che per venerdì prossimo ha fissato una nuova direzione. Alfano in apertura dei lavori aveva immediatamente chiarito che era «esclusa una alleanza con la coalizione di centrodestra». E in effetti sarebbe stato impossibile fare altrimenti visto che Silvio Berlusconi ha in più occasioni ribadito di escludere un riavvicinamento con Alfano. Particolare sottolineato pure dallo stesso Lupi. «Mettersi a discutere su un'alleanza con il centrodestra nel momento in cui il suo leader Berlusconi con noi non la vuole non ha senso - aveva commentato Lupi- Quindi le opzioni in campo sono due: trasformare un'alleanza di governo in un'alleanza politica, come proposto dal Pd con Lorenzo Guerini, oppure andare da soli». E in realtà è questa seconda ipotesi quella più gradita a Lupi anche perché, dicono i maligni, vorrebbe tenere aperto anche uno spiraglio con il centrodestra da allargare eventualmente dopo il voto. «L'ultimo sondaggio dà Ap al 2,8 per cento, può correre da sola e superare la soglia», ha detto Lupi. Quel sondaggio darebbe Ap al 3,3 se alleato con la sinistra ma al 3,4 se corresse con il centrodestra.
Ma per Alfano, spinto anche dal fronte della Lorenzin i giochi sembrano praticamente chiusi. Il leader di Ap ha precisato: «La legge elettorale non prevede la condivisione del candidato premier. Se correremo con la coalizione di governo, noi non voteremo per il candidato premier del Pd ma per il nostro. Se non ci saranno le condizioni per l'alleanza con il Pd, allora con i moderati individueremo un nostro candidato di coalizione».
E qui entrano in gioco i Centristi per l'Europa di Pier Ferdinando Casini, che punta a una forza popolare ed europeista in raccordo con il Pd. Un Pd che in effetti guarda più a Casini e alla Lorenzin che ad Alfano, soprattutto dopo il flop alle elezioni regionali siciliane. La Lorenzin sottolinea l'importanza di essere rimasti uniti e auspica che il prossimo «non sia il governo dei populisti».
Ma quale potrebbe essere il programma da condividere con il Pd? Alfano ammette che «ci sono temi
divisivi con la maggioranza che, se diventassero centrali in questa fine legislatura renderebbero faticoso allearsi subito dopo». Faticoso ma non impossibile anche se Lupi promette che non voterà mai ius soli e biotestamento.
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