Alika ucciso dallo schiacciamento. La vedova: "Ferlazzo mi dica perché"

L'autopsia sull'ambulante ucciso. Il ruolo della madre e tutor

Alika ucciso dallo schiacciamento. La vedova: "Ferlazzo mi dica perché"

Morto per schiacciamento della cassa toracica. I risultati dell'autopsia sono chiari: a causare la morte di Alika Ogorchukwu la forte e prolungata pressione del corpo da parte dell'assassino, Filippo Claudio Ferlazzo, che avrebbe portato al soffocamento dell'uomo. Il peso del 32enne sui polmoni, esercitato per oltre tre minuti, avrebbe provocato il decesso dell'ambulante nigeriano, già a terra dopo esser stato picchiato con la stampella. L'esame autoptico è stato eseguito ieri dal medico legale incaricato dalla Procura, dottoressa Ilaria De Vitis, alla presenza del consulente di parte, il dottor Stefano Tombesi, e di un ispettore di polizia. Ancora da valutare se lo schiacciamento abbia causato traumi a organi vitali decisivi per il decesso. La salma, al termine dell'esame medico-legale, è stata messa a disposizione dei parenti per le esequie. Una giornata straziante per la famiglia della vittima, a cominciare dalla vedova, Charity Oriakhi, che ha voluto dare un ultimo saluto al marito, accompagnata dal cognato e da un'amica della comunità nigeriana. Sorretta dai due, Charity è uscita distrutta dall'Istituto di Medicina legale dell'ospedale di Civitanova. «Chiedo aiuto all'Italia - dice piangendo e urlando -. Voglio vedere l'uomo che ucciso mio marito, faccia a faccia, e mi deve dire perché. Non lo conosceva, perché gli ha fatto questo?». Il cognato di Charity insiste: «Se fossero stati due bianchi a litigare la gente sarebbe intervenuta. Non vogliamo che continui così, questa cosa va avanti da troppo tempo. Bisogna dare uno stop a questo. Bisogna parlare con le persone e fermare questo tipo di cose. Vogliamo giustizia per le persone di colore. Quello che si vede nel video è che tante persone hanno visto la lite, hanno preso i loro cellulari e hanno filmato la scena senza intervenire. Questo perché il nero era sotto e il bianco sopra. Per questo vogliamo giustizia. Black Lives Matter», le vite dei neri contano conclude. Ferlazzo, «artista maledetto», vari TSO alle spalle, storie di droga e mostre d'arte, nonostante abbia cercato di difendersi non è stato creduto dal gip che ha convalidato l'arresto con le accuse di omicidio volontario aggravato dai futili motivi e rapina. Tutta da chiarire la responsabilità del suo tutor, la mamma Ursula Loprete, nominato dal Tribunale di Salerno e che avrebbe dovuto vigilare sul suo comportamento. Scatti d'ira, l'ultimo di alcuni giorni fa, visite psichiatriche, ad aprile due al Centro di salute mentale della cittadina adriatica. Bipolare, sdoppiamento della personalità, aggressività improvvisa: Ferlazzo dal profilo borderline è stato lasciato solo nonostante vivesse a casa della sua compagna Elena di 45 anni. Perché la mamma, un architetto interior design molto noto a Salerno, era a 400 chilometri di distanza? Se lo chiede la Procura che nei prossimi giorni ascolterà la donna e i medici che seguivano, anche farmacologicamente, l'omicida.

E il consiglio regionale delle Marche ha osservato un minuto di silenzio in aula. Il presidente Dino Latini ha sottolineato che «la necessità dello Stato di fornire una risposta adeguata nel condannare senza appello il responsabile di un delitto efferato».

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