Sanzioni alla Russia, è scontro tra Salvini e Letta

Salvini ha spiegato che è giusto proseguire con le sanzioni contro Mosca, ma solo se queste "dimostrano di funzionare". Tajani: "Restino ma non siano eterne"

Sanzioni alla Russia, è scontro tra Salvini e Letta

Sul tavolo della campagna elettorale italiana c'è spazio anche per il tema delle sanzioni contro la Russia. Il dibattito è delicatissimo, visto lo stretto collegamento con l'economia europea e con l'attuale situazione energetica. Per i partiti è dunque di fondamentale importanza maneggiare con cura questo nodo spinoso, senza tuttavia dimenticare lo scopo delle suddette sanzioni: punire Mosca per la guerra in Ucraina.

Un nodo da sciogliere

Nelle ultime ore, tra le fila del centrodestra, si è parlato proprio del tema "sanzioni alla Russia". Al Meeting di Cl di Rimini, Matteo Salvini ha sollevato un problema non da poco citando cifre e dati economici. "Sulle sanzioni alla Russia bisogna guardare i numeri: l'avanzo commercial della Russia è 70 miliardi di dollari, per la prima volta nella storia il sanzionato ci guadagna. Chiedo di valutare l'utilità dello strumento", ha dichiarato il leader della Lega. Salvini ha quindi spiegato che è giusto proseguire su questa strada, ma solo se le sanzioni dimostrano di funzionare.

"Se funzionano andiamo avanti – ha aggiunto Salvini parlando delle sanzioni - ma se funzionano al contrario rischiamo di andare avanti dieci anni. Uno strumento che doveva dissuadere Putin nell'attacco finisce con il favorirne l'economia". Il dubbio del leghista riguarda insomma il reale effetto della massiccia campagna sanzionatoria sollevata contro la Russia. "Non vorrei che le sanzioni stiano alimentando la guerra. Spero che a Bruxelles stiano facendo una riflessione", ha concluso il ragionamento Salvini, ricordando comunque che "la Lega finora ha sempre approvato tutto, in Italia e in Europa".

Il futuro delle sanzioni

Sia chiaro: nel centrodestra non c'è alcuna spaccatura sul discorso sanzioni, e tutti i partiti sono allineati nel condannare la Russia. L'intervento di Salvini, semmai, rappresenta un campanello d'allarme in merito al futuro delle stesse sanzioni. È necessaria, insomma, una strategia da attuare nel lungo periodo, capace sì di punire Mosca ma, al tempo stesso, di non danneggiare l'economia occidentale. A questo proposito, il vice Presidente di Forza Italia, Antonio Tajani, ha ribadito che per adesso non è il momento di togliere le sanzioni alla Russia.

La posizione di Tajani è chiara: finché non si arriva ad una conclusione della guerra niente cambierà. Attenzione però, perché le sanzioni non possono essere eterne. "Bisogna far capire alla Russia che la violazione del diritto internazionale provoca una reazione internazionale", ha aggiunto lo stesso Tajani.

Tajani ha quindi sottolineato che saranno mantenuti tutti gli impegni presi con la Ue per difendere la libertà e la dipendenza della Ucraina. "Le sanzioni alla Russia provocano delle ricadute soprattutto alla Germania, alla Polonia ed all'Italia" ed è per questo che "abbiamo chiesto che ci sia un altro recovery per aiutare questi tre Paesi così da ridurre il costo della energia, dare una difesa comune alla Europa e pensare alla ricostruzione dell'Ucraina".

La posizione del Pd

"Siamo un Paese industriale come lo è la Germania, le nostre famiglie e imprese hanno diritto ad essere sostenute da un altro recovery. Non possono essere solo alcuni a pagare il prezzo più alto", ha concluso Tajani, facendo capire che è quanto mai necessario sostenere i Paesi più esposti alla reazione di Mosca.

Il segretario del Pd, Enrico Letta, non ha invece ribadito la sua secca posizione in merito alle sanzioni. "Putin sta ricattando l'Italia e l'Europa e al ricatto non si risponde col cedimento", ha tuonato Letta a margine del suo intervento al Meeting di Rimini.

"Autunno e inverno saranno molto più complessi di quanto pensavamo, bisogna far salire il livello di interventi - ha spiegato - sulle sanzioni le scelte vanno prese insieme con i nostri alleati, la cosa peggiore da fare sarebbe dare segni di cedimento a Putin, cambiare linea significherebbe darla vinta a Putin".

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