Allarme terrorismo, "spariti" 30mila clandestini

Il buco nel registro centrale dei richiedenti asilo. Il rischio che tra questi ci siano estremisti

Foto di repertorio
Foto di repertorio

Berlino Le autorità non sanno se hanno già lasciato il paese oppure se si sono «imboscati», magari con l'aiuto di qualche rete di connazionali. L'unica certezza è che la Germania ha perso di vista 30mila ex richiedenti asilo la cui domanda era stata respinta. La Bild, che ha dato la notizia, ha la conferma presso il ministero degli Interni. Al più diffuso quotidiano tedesco, un portavoce del dicastero ha spiegato che «non può essere escluso che richiedenti-asilo colpiti da obbligo di lasciare il paese siano già partiti oppure si siano in alcuni casi nascosti». E che questo sia successo all'insaputa dell'Ufficio immigrazione. Il tabloid è arrivato a calcolare la cifra sottraendo al numero delle persone colpite da decreto di espulsione 54mila dallo scorso dicembre la cifra di coloro 23mila che secondo il Registro centrale degli stranieri (Azr) hanno effettivamente lasciato il suolo tedesco.

La notizia dà la misura del mare di difficoltà in cui annaspano gli uffici che devono gestire le pratiche di asilo. Già nei mesi scorsi era stato dimostrato che in molti casi numerosi richiedenti-asilo si erano registrati più volte e con più nomi davanti a uffici territoriali diversi della stessa Agenzia federale per i migranti e i profughi (Bamf). In non pochi casi migranti economici in arrivo dal Nordafrica hanno tentato di spacciarsi per cittadini siriani o iracheni, più facilmente accolti come profughi a causa dei sanguinosi conflitti in quei paesi. Alla confusione in ingresso corrisponde oggi altrettanta confusione in uscita. L'ingolfamento della macchina amministrativa ha diverse cause: la prima è il forte afflusso (un milione di persone) che in pochi mesi ha travolto la Germania fra l'agosto del 2015 e la fine dell'anno successivo; secondo il Nüremberger Nachrichten va poi messo in conto un calo del numero di lavoratori a chiamata che il Bamf ha impiegato in quei mesi: da 10 mila gli addetti allo smaltimento pratiche sono scesi a 7.800, ma se nell'ultimo anno l'afflusso alle frontiere è calato in fretta, le trafile burocratiche si trascinano invece con lentezza.

Secondo la Neue Osnabrücker le pratiche di appello contro le procedure di espulsione sono passate da 69mila un anno fa a 320mila lo scorso giugno. Il lavoro aumenta, i lavoratori diminuiscono e le autorità perdono il controllo dei rifugiati. Quando una domanda di asilo non viene accolta, il richiedente ha 30 giorni per lasciare il paese dopo di che parte l'espulsione coatta, sempre che la persona si renda reperibile. È invece reperibile in carcere il 19enne siriano, anch'egli richiedente asilo, arrestato martedì nella settentrionale Schwerin con l'accusa di preparare «un grave attentato terroristico» nelle parole del ministro degli Interni De Maiziere.

Entrato in Germania nel 2015, il giovane è stato accusato dagli investigatori di aver preparato ingenti quantità di Tatp, l'esplosivo fai da te impiegato dall'Isis in una serie di attentati in Europa. A tradire il ragazzo, le sue comunicazioni online nelle quali si definiva «un soldato del califfato».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica