All'Europa non piace il deficit Anche se lo fanno i giallorossi

In arrivo la lettera Ue con la richiesta di informazioni Il governo mette mano al disavanzo e alle coperture

All'Europa non piace il deficit  Anche se lo fanno i giallorossi

Il governo è rassegnato. Il credito concesso da Bruxelles alla nuova maggioranza depurata da politici anti euro non è bastato. Non è servita a molto - almeno fino ad ora - nemmeno la presenza al vertice delle istituzioni di Bruxelles di due esponenti di punta di un partito di governo (i democratici David Sassoli e Paolo Gentiloni, rispettivamente presidente del Parlamento Ue e Commissario in pectore agli Affari economici).

L'Italia, come tradizione, è finita nella lista dei cattivi, degli stati che devono delle spiegazioni alla Commissione europea sulla legge di Bilancio.

La famosa lettera di chiarimenti è in arrivo. Attesa ieri pomeriggio, ha tardato e in serata non era ancora stata recapitata né all'Italia né agli altri paesi sotto osservazione a parte la Finlandia. Gli altri dovrebbero essere Spagna, Belgio, Portogallo e forse anche Francia. Un ultimo «regalo» del commissario uscente Pierre Moscovici, esponente del Partito socialista francese.

Dal ministero dell'Economia ieri mattina filtrava la notizia che la risposta dell'Italia all'Europa è praticamente pronta e sarà inviata con tutta probabilità già domani.

Il fatto è che l'esecutivo guidato da Giuseppe Conte sa bene quali sono i punti deboli della bozza di bilancio inviata a Bruxelles la settimana scorsa. E che qualche cambiamento andrà introdotto. Subito, durante l'iter del ddl di bilancio oppure in sede di conversione del decreto fiscale.

Il governo non ha corretto il deficit strutturale (quello depurato da misure una tantum e dagli effetti del ciclo economico) dello 0,6% come richiesto dalla Commissione europea. Al contrario ha peggiorato il disavanzo dello 0,14%. Poco, ma quanto basta a Bruxelles per sostenere il non rispetto degli accordi e una correzione per riportarlo quantomeno a zero.

Il governo ha interrotto un percorso tutto sommato virtuoso di progressiva riduzione del saldo primario (cioè al netto della spesa per interessi). Poi ha inserito nella manovra un paio di misure a rischio. La crescita del 2020 prevista dal Def, per quanto bassa, è possibile sia troppo ottimistica. Il governo prevede lo 0,6%. Altri osservatori prevedono un più realistico 0,3%.

Poi ci sono le coperture traballanti. Il governo aveva previsto che dalla lotta all'evasione si potessero recuperare inserire a bilancio 7 miliardi di euro. La Ragioneria generale dello Stato ha dimezzato la somma. Ma anche i 3,2 miliardi previsti dalla Dpb, il documento programmatico di bilancio, potrebbero finire sotto la lente di Bruxelles. Non esiste un divieto esplicito a inserire le entrate extra da lotta all'evasione in bilancio, ma i precedenti non giocano a favore delle previsioni del governo e l'Europa potrebbe chiedere coperture più solide.

Nella risposta il governo chiederà più flessibilità. In particolare uno 0,2% per gli investimenti sul territorio per prevenire il dissesto idrogeologico. Sulle coperture si appellerà ad un rinvio al confronto tecnico tra la Commissione e gli uffici del ministero dell'Economia guidato da Roberto Gualtieri. Il giudizio finale sulla manovra non spetterà alla nuova commissione guidata da Ursula von der Leyen. Quindi il dossier non toccherà al neo commissario agli Affari economici Paolo Gentiloni.

Un sollievo per lui e forse anche una chance in più per il governo italiano. Il nuovo esecutivo europeo dovrà dare subito segnali di rigore. Quello uscente guidato da Jean Claude Juncker può permettersi qualche concessione in più.

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