
Un colpo di mano per mettere la richiesta di autorizzazione a procedere contro i ministri indagati per il caso Almasri nelle mani della minoranza: è quanto si sta preparando in questi giorni, dopo che l'arrivo della richiesta alla Giunta per le autorizzazioni della Camera ha aperto ufficialmente l'iter per l'impeachment di Carlo Nordio e Matteo Piantedosi, titolari della Giustizia e degli Interni, e del sottosegretario ai servizi segreti Alfredo Mantovano. Sarà la Giunta, a partire dall'1 settembre, a dover valutare le 92 pagine con cui il tribunale dei Ministri di Roma ha chiesto di processare i tre per peculato, favoreggiamento e rifiuto di atti d'ufficio. Primo passaggio, la nomina del relatore. Ed è qui che si registrano grandi manovre per orientare il lavoro della Giunta in senso favorevole alla richiesta dei magistrati.
La prassi prevede che ogni richiesta di autorizzazione venga assegnata a un relatore dello stesso schieramento dei parlamentari colpiti dalla richiesta. Non è una norma scritta ma viene rispettata regolarmente, con il pieno consenso sia della maggioranza che della minoranza. A scegliere il relatore è il presidente della Giunta, che attualmente è il deputato di Avs (Alleanza Verdi-Sinistra) Devis Dori, un avvocato milanese di provenienza cattolica. Ci si aspettava che Dori scegliesse il relatore tra i membri di centrodestra della Giunta. Invece secondo una anticipazione del Fatto quotidiano, che ha trovato conferma ieri negli ambienti della Giunta, su Dori sarebbe partito il pressing per fargli scegliere un relatore della minoranza. A spingere Dori in questa direzione ci sono, si dice, elementi del Partito democratico. C'è anche il nome del relatore suggerito a Dori: Federico Gianassi, deputato del Pd, capogruppo in commissione Giustizia e vicepresidente della Giunta. Gianassi peraltro prima ancora di leggere le carte, anzi prima che arrivassero in Parlamento, la sua convinzione sul caso Almasri l'ha già espressa: "Siamo in presenza di una vicenda indegna che ha umiliato il nostro Paese sul piano internazionale, della quale il ministro e il governo Meloni portano una clamorosa responsabilità politica e dinanzi alla quale le dimissioni del ministro Nordio sono il minimo sindacale", dichiarò il 9 luglio.
Quale sarebbe la conclusione della relazione di Gianassi è quindi ovvio, con la richiesta all'aula di concedere l'autorizzazione a procedere per tutti e tre gli uomini del governo sotto accusa: e altrettanto ovvio che se venisse messa ai voti
verrebbe respinta dalla maggioranza di centrodestra. A quel punto il presidente Dori si troverebbe costretto a nominare un nuovo relatore: ma intanto il risultato di tenere il governo sulla graticola sarebbe stato raggiunto