Almeno 30 dispersi al largo della Libia. I superstiti di Cutro assolvono il governo e accusano gli scafisti

Un'altra tragedia del mare. Mare territoriale libico, anche se il dito viene puntato contro il governo italiano

Almeno 30 dispersi al largo della Libia. I superstiti di Cutro assolvono il governo e accusano gli scafisti

Un'altra tragedia del mare. Mare territoriale libico, anche se il dito viene puntato contro il governo italiano. Trenta persone risultano disperse dopo il naufragio dell'ennesimo gommone partito con condizioni meteo proibitive, in un Mediterraneo sempre più invaso di barchini diretti verso le coste italiane.

A bordo c'erano 47 migranti e l'imbarcazione si è capovolta mentre i passeggeri venivano trasbordati su uno dei 4 mercantili presenti in zona per il soccorso. Solo 17 i superstiti. L'ennesimo dramma è avvenuto fuori dalla «giurisdizione» italiana. E altri Paesi non si sono mossi, lo attesta la Guardia costiera. Ma la sinistra mette sul banco degli accusati il nostro Paese. Eppure, anche sul dramma di Cutro, gli ultimi sviluppi paiono scagionare il governo. «Noi migranti non potevamo nemmeno telefonare ai soccorsi perché i membri dell'equipaggio erano dotati di un sistema elettronico che bloccava le linee telefoniche. Gli scafisti invece erano dotati di una ricetrasmittente satellitare ma non chiamavano i soccorsi, peraltro gli scafisti avevano anche invertito la rotta allontanandosi». Questa la testimonianza resa agli inquirenti da una superstite del naufragio dinanzi alle coste di Steccato di Cutro che risulta fondamentale ai fini di un'esatta ricostruzione di quanto accaduto. Dimostra come nessun Sos sia partito dal natante, perché i passeggeri non potevano lanciarlo, mentre gli scafisti non lo hanno fatto sia perché avevano intravisto una luce in spiaggia e non volevano essere acciuffati, sia perché erano impegnati a fuggire, incuranti delle sorti dei passeggeri. La verità dei superstiti assolve il governo italiano, che pure è stato investito dall'accusa strumentale e politicizzata di aver lasciato annegare i migranti. Finora sono 79 le vittime accertate. Tra gli ultimi corpi restituiti ieri dal mare ci sono quelli di due bambini, che fanno salire a 23 il numero delle bare bianche.

Il copione delle accuse si è ripetuto ieri alla notizia. Un gommone era stato segnalato da Alarm Phone e avvistato dall'aereo Sea-bird della Ong Sea Watch. Quest'ultima parla di «omissione di soccorso», mentre Alarm Phone accusa il governo di avere «ritardato deliberatamente i soccorsi». La Guardia costiera italiana in una nota sottolinea che «l'intervento di soccorso è avvenuto al di fuori dell'area di responsabilità Sar italiana registrando l'inattività degli altri Centri Nazionali di coordinamento e soccorso marittimo interessati per area». Ma la segretaria del Pd, Elly Schlein, non perde tempo ad aprir bocca: «Vergogna per l'Italia e per l'Europa». Le partenze, che in questi giorni hanno messo a dura prova i soccorritori, non accennano a scemare e mentre si accolgono nei porti di Augusta, Messina, Catania e Lampedusa i 1.300 migranti soccorsi negli scorsi giorni, che fanno salire a circa 19mila gli sbarcati nel 2023, arriva preoccupante l'allarme degli 007 italiani dell'ultimo report settimanale inviato al governo: «Oltre 685mila migranti irregolari provenienti dalla Libia sono pronti a partire per sbarcare sulle coste italiane». E saranno 900mila se si considerano quelli pronti a salpare dalla Tunisia. Un'autentica invasione che l'Italia, malgrado la macchina bene oleata dei soccorsi e dell'accoglienza, non potrà fronteggiare da sola. Sono cifre da capogiro, che non si possono nemmeno immaginare e che danno contezza delle difficoltà imminenti che ci aspettano se solo le si rapporta al dato finale degli arrivi del 2022 di «soli» 104mila migranti sbarcati. I potenziali ospiti in questo già funesto 2023, dunque, considerando le partenze dalla Libia e dalla Tunisia, superano di nove volte il dato definitivo degli sbarcati lo scorso anno. Intanto si cerca di affrontare un problema per volta. La prefettura di Agrigento trasferirà dall'hotspot di Lampedusa altri 600 migranti: 183 in partenza stamattina in nave e 430 nel pomeriggio se le condizioni del mare lo consentiranno. Ieri in visita all'hotspot il presidente della Regione Sicilia Renato Schifani, con il prefetto Valerio Valente, capo Dipartimento nazionale Libertà civili e immigrazione del Viminale. Dall'hotspot chiedono beni di prima necessità e Schifani si è attivato perché siano consegnate.

«Lampedusa è la porta d'Italia non la porta della Sicilia, purtroppo l'Europa nonostante i nostri forti richiami ha detto Schifani - non ha mai dato risposte concrete ed è arrivato il momento che si assuma le proprie responsabilità».

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