Alta tensione al G7: accordo in extremis Ma gli Usa si smarcano

Testo firmato da tutti, però restano gli attriti sui dazi. Trump: non siamo un salvadanaio

I leader del G7 evitano la rottura e trovano un compromesso per lasciare aperta la porta al dialogo. La distanza con gli Stati Uniti rimane, in particolare sul dossier più spinoso, quello del commercio, ma al termine della due giorni di lavori il premier canadese Justin Trudeau annuncia che il documento finale è stato firmato da tutti i Paesi. «Ci sono state discussioni piuttosto ruvide riguardo i dazi - dice - ho detto a Donald Trump che danneggiano il commercio bilaterale». La (limitata) dichiarazione comunque «non risolve ogni problema» secondo il presidente francese Emmanuel Macron. Affermazione in sintonia con le parole della cancelliera tedesca Angela Merkel, che ribadisce le distanze sui dazi tra Europa e Usa: «Parto dal principio» che c'è un «testo comune sul commercio, ma non risolve i problemi nel dettaglio, abbiamo opinioni differenti dagli Stati Uniti». Il presidente americano, come previsto, ha lasciato in anticipo i lavori in Quebec per dirigersi a Singapore, dove martedì incontrerà il leader nordcoreano Kim Jong Un. Ma prima di partire, in conferenza stampa, usa toni più concilianti dei giorni precedenti, affermando che le discussioni sul commercio sono state «estremamente produttive». Sottolineando più volte che la colpa degli accordi commerciali ingiusti è dei suoi predecessori, non degli europei. «Gli Usa sono stati trattati ingiustamente: io non do la colpa agli altri, do la colpa ai nostri leader passati - continua - Abbiamo perso 817 miliardi di dollari, ed è ridicolo e inaccettabile». Quindi lancia la proposta di un libero commercio. «Prendiamo in considerazione la possibilità di cancellare tutto: niente dazi, niente barriere, niente sussidi, così dovrebbe essere». Una possibilità, tuttavia, che potrebbe realizzarsi soltanto se e quando i rapporti saranno stati riequilibrati. «Vogliamo un commercio equo, non possiamo più permetterci pratiche ingiuste che danneggiano gli Stati Uniti», chiosa il tycoon, «siamo come il salvadanaio da cui tutti rubano, e ciò ora è finito». Mettendo poi in guardia dal prendere delle contromisure per contrastare i dazi su acciaio e alluminio imposti dagli Usa: «Se pensano a rappresaglie stanno compiendo un errore». Trump ripete a più riprese che le «relazioni personali» con gli altri leader «sono da 10», ma «le cose devono cambiare». Lamenta per esempio che i produttori di latte americani sono stati trattati ingiustamente dal Canada: «gli Usa pagano tremendi dazi per i prodotti lattiero-caseari, il 270%. Nessuno lo sa». E ancora gli accordi commerciali hanno danneggiato «i nostri agricoltori, lavoratori e aziende». «L'Ue è brutale verso di noi, e loro lo sanno», dice The Donald, che tocca anche la questione del Nafta. Washington, spiega, deve rinegoziare l'accordo di libero scambio nordamericano: «il Nafta deve essere significativamente cambiato, oppure faremo accordi separati con Canada e Messico». Mentre sulla Russia ripete che «riportare Mosca nel G7 è nell'interesse di tutti», non ha senso che continui a restare fuori dal gruppo delle potenze mondiali. Nonostante l'avvio tempestoso del vertice in Quebec, comunque, Trump conferma che con Macron c'è «una relazione molto speciale».

E dopo il bilaterale con il Commader in Chief, il titolare dell'Eliseo sottolinea «la volontà da tutte le parti di trovare un'intesa e di avere un approccio che sia vantaggioso per tutti». «A volte non siamo d'accordo, ma ci sono preoccupazioni comuni e valori comuni».

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