Alta tensione nei cieli: scoppia l'ira dei turchi sui raid del Cremlino

Ankara denuncia la violazione dello spazio aereo Mosca intanto smentisce bombardamenti su Palmira

S cintille di guerra e propaganda fra caccia turchi e russi a cavallo del confine siriano infiammano il braccio di ferro sui raid del Cremlino. E volontari di Mosca sarebbero pronti a raggiungere la Siria per combattere contro le bandiere nere.

Lunedì otto caccia F-16 di Ankara, che stavano pattugliando l'esplosiva frontiera, sono finiti per quasi cinque minuti nel mirino dei sistemi radar della batterie missilistiche di Damasco e di ignoti Mig-29. Sia Mosca, che l'aviazione siriana, hanno in dotazione questi caccia. L'allarme arriva dalle forze armate turche, che negli ultimi giorni hanno denunciato, fra sabato e domenica, due violazioni dello spazio aereo da parte dei caccia russi impegnati nei bombardamenti in Siria. Mosca ha ammesso uno sconfinamento per errore, a causa del maltempo, di un velivolo in avvicinamento alla base aerea di Latakia ad una quarantina di chilometri dal confine.

Le violazioni, vere o presunte, hanno fatto scattare la reazione del segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg. «Non sembrano essere incidenti» ma azioni «inaccettabili» ha sostenuto il rappresentante dell'Alleanza atlantica. Secondo Stoltenberg «l'azione militare della Russia in Siria preoccupa la Nato». Alexander Grushko, rappresentante di Mosca presso l'Alleanza, è convinto che «l'incidente sia stato usato per coinvolgere la Nato nella campagna di informazione scatenata in Occidente, che travisa e stravolge gli scopi dell'operazione delle forze aereo spaziali russe in Siria». La Turchia grida al lupo perché l'intervento di Mosca blocca il suo piano di creare una zona cuscinetto di non sorvolo in Siria dove far rientrare i profughi ed insediare un governo di ribelli anti Damasco. E agita lo spettro di nuovo ondate di migranti. Il vicepremier di Ankara, Numan Kurtulmus, ha dichiarato che i raid russi in Siria «rischiano di spingere verso di noi 1 milione di profughi».

Fra lunedì e martedì i caccia russi hanno lanciato almeno una ventina di sortite sul territorio siriano colpendo 10 obiettivi dello Stato islamico secondo il comando di Mosca. Una trentina di mezzi militari compresi carri armati e sistemi lanciamissili sarebbero stati distrutti. Il portavoce del ministero della Difesa, generale Igor Konashenkov, ha smentito attacchi su Palmira: «La nostra aviazione in Siria non bombarda i centri abitati e soprattutto i monumenti architettonici». La rete satellitare Al Jazeera del Qatar, che appoggia i ribelli, al contrario, parla di morti fra i civili. Difficile, se non impossibile verificare, ma fin dall'inizio dei raid russi, il 30 settembre, è esplosa la guerra della disinformazione. Foto di bambini uccisi, cinque giorni prima, sono state spacciate come prove delle vittime civili sotto le bombe di Mosca. L'eliminazione di Iyad al-Deek, un capo ribelle «moderato», è stata imputata ai raid, ma in realtà lo hanno rapito i tagliagole del Califfato lo scorso anno. Poi è stato dato per morto.

Lunedì è trapelato che volontari russi sarebbero pronti a partire per combattere al fianco dell'esercito del discusso presidente siriano Bashar al Assad. Lo ha reso noto l'ex comandante della flotta del Mar Nero, ammiraglio Vladimir Komoyedov, che presiede il comitato di Difesa del parlamento russo. L'operazione sembra sia simile a quella realizzata in Crimea o nel Donbass, l'Est dell'Ucraina dove ex militari, cosacchi e giovani volontari col tacito accordo di Mosca sono corsi a dar man forte ai filo russi. Ieri il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov ha dichiarato che la Russia non sta preparando alcun intervento di terra e non sosterrà i volontari. Secondo l'uomo del presidente Putin, la soluzione politica della crisi siriana «è l'obiettivo finale delle azioni della Russia e certamente l'unico obiettivo possibile per tutta la comunità internazionale».

Mosca e Washington stanno lavorando a un documento comune sulla «collaborazione tecnica» nei raid dei due paesi in Siria contro gli estremisti islamici. E 41 gruppi di ribelli siriani, comprese le fazioni di Ansar al Sham, l'Esercito dell'Islam ed il Fronte al Nusra, costola di Al Qaida, hanno giurato di combattere uniti la nuova guerra santa contro i russi.

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